Quando iniziai il mio lavoro di psicologa, ormai ben dodici anni fa, mi capitava con incredibile frequenza, di incontrare delle pazienti particolari.
Parlo di un tipo speciale di donne.
Donne forti, avvenenti, professionalmente realizzate, generose, capaci di una sensibilità senza eguali, donne in grado di superare da sole incredibili sfide della vita ma che, allo stesso tempo, erano caratterizzate da una profonda insicurezza relazionale e un’immensa paura della solitudine tale da spingerle alla ricerca ossessiva di qualcuno per avere un pò di affetto… e questo a qualsiasi prezzo.
Dopo cinque anni di psicoterapia, tanto lavoro su di me, tanta fatica per restare
lontana da uomini che non mi hanno mai amato… ci sono ricaduta di nuovo. Ho
prestato soldi ad un uomo appena conosciuto con l’illusione di tenerlo legato a me.
Quei soldi non li ho più visti e nemmeno lui. Ancora oggi mi chiedo…ma come ho
potuto cadere così in basso?.
Sono state le parole di Sabrina, manager di 42anni, ed in seguito quelle di tante altre donne con storie simili che si sono rivolte al servizio in cui lavoro, a risvegliare in me tante domande.
Cosa portava queste donne ad annullarsi dentro le relazioni? Perché erano disposte a tutto, anche a perdere sé stesse, pur di tenere in vita un legame, solitamente malsano e distruttivo? E cosa non aveva funzionato nelle terapie che già avevano intrapreso? Io cosa potevo fare per loro che già non avessero sperimentato con altri terapeuti?
Questi interrogativi e il desiderio di aiutare donne ridotte all’ombra di loro stesse, mi spinsero a studiare, approfondire, leggere finché compresi che il loro disagio rientrava in una patologia specifica: la Dipendenza Affettiva.
Volgarmente nota come mal d’amore, la Dipendenza Affettiva è una forma patologica d’amore (love addiction) nella quale l’individuo, solitamente la donna, dedica completamente tutto il suo corpo e tutta la sua mente all’altro. Il partner scelto si trasforma in una “droga” alla quale la dipendente deve continuamente attingere per riempire un vuoto affettivo presente fin dall’infanzia.
Scoprii così che le meravigliose pazienti che vedevo di fronte e me, erano “drogate d’amore” e che dietro la loro forte corazza si nascondeva un irrefrenabile bisogno affettivo, un bisogno tanto profondo da renderle ceche nella scelta del partner e disperate al punto da elemosinare briciole d’attenzione spesso dal primo venuto.
Da allora il mio interesse e la mia passione verso questa “malattia d’amore” non mi ha più abbandonato e moltissime sono state le donne che mi hanno concesso di accompagnarle in un percorso terapeutico.
L’ascolto di queste straordinarie pazienti, mi hanno permesso di addentrarmi nei meccanismi più profondi di questo malessere e di mettere a punto percorsi specifici per il trattamento della Dipendenza Affettiva.
L’esperienza in questo campo mi permette di affermare che è possibile “disintossicarsi” dall’amore malato purché si intraprendano percorsi mirati affidandosi a psicoterapeuti competenti in questo campo
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