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Dosi d’amore: Perché parliamo di Dipendenza

Dosi di amore | Dipendiamo.blog

Dipendenza è una parola molto forte che spesso provoca reazioni di spaesamento e perplessità nel volto delle pazienti alla quale restituisco la presenza di questo disagio.
Tuttavia l’utilizzo di questo termine non è casuale ed è importante comprendere quali siano le motivazioni alla base di questa definizione.

In primo luogo si parla di dipendenza per evidenziare come la dipendenza affettiva si inserisca nella più ampia categoria delle new addiction, che comprendono tutte quelle forme di dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica ma l’oggetto della dipendenza è rappresentato da comportamenti o attività che sono parte integrante della vita quotidiana (dipendenza da gioco, da lavoro, da shopping, dal sesso, da internet ecc.).

Nel caso della love addiction la dipendenza si sviluppa nei confronti di una persona.

I dipendenti affettivi, solitamente donne, nell’amore vedono la risoluzione dei propri problemi, che spesso hanno origini profonde quali vuoti affettivi dell’infanzia. Sono donne fragili che, alla continua ricerca di amore che le gratifichi, si sentono inadeguate. Queste persone elemosinano attenzioni e continue conferme, poiché tutto ciò le aiuta a sentirsi sicure e forti, contrastando così l’impotenza, il disagio, il vuoto depressivo che cercano compulsivamente di riempire con l’oggetto d’amore

Il dipendente affettivo non riesce a beneficiare dell’amore nella sua profondità ed intimità. Al contrario quello che ricerca è un piacere immediato, l’alleviamento di una tensione o il superamento di un’insicurezza.

La peculiarità di questo tipo di dipendenza è che si tratta di un disagio psicologico che è in grado di vivere nascosto nell’ombra anche per l’intera vita di una persona, ponendosi tuttavia come la radice di un costante dolore e alimentando spesso altri gravi problematiche psicologiche, fisiche e relazionali.

Diversi studiosi di questa patologia evidenziano come “le dipendenze che hanno come oggetto degli obiettivi socialmente accettabili (lavoro, amore, ecc.) sono meno facilmente riconosciute come tali, sia da parte dell’individuo stesso che dagli altri”.

La dipendenza nascosta nell’ombra

L’altro motivo per il quale viene utilizzata la parola “dipendenza” deriva dal fatto che, la dipendenza affettiva presenta parecchie caratteristiche delle dipendenze da sostanze.

L’“ebbrezza”.

Le donne affettivamente dipendenti raccontano di provare una sensazione di “ebbrezza” nella relazione con i partner che diventa indispensabile per stare bene. L’ebbrezza è considerato un sentimento passeggero, capace di rendere un’esperienza fuori dal comune e diversa dalle banalità della vita quotidiana. Quando la dipendenza si struttura, questo sentimento prevale su ogni altra sensazione sperimentata.

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La “dose”.

La donna dipendente cerca dosi sempre maggiori di presenza e di tempo da spendere insieme al partner. La sua mancanza la getta in uno stato di prostrazione. La donna sente di esistere solo quando c’è l’altro e non basta il suo pensiero a rassicurarla, ha bisogno di continue e concrete manifestazioni affettive. La “dose” libera momentaneamente la persona dall’ansia, per poi lasciare spazio alla depressione e sentimenti di vuoto.

“Quando Luca non risponde subito ai miei messaggi vado in ansia e comincio a pensare che mi stia per abbandonare. Ho bisogno di sentirlo continuamente per tranquillizzarmi e sapere che mi sta pensando”. Roberta, 46 anni

Discontrollo.

È l’incapacità e la rinuncia ad esercitare un controllo su se stessi. Ne deriva un vissuto di sconfitta, di incertezza, di insicurezza.

“Ho provato tante volte a lasciarlo ma il mio tentativo dura poco. Basta un messaggio per dimenticare tutto e ritornare con lui. La mia incapacità di stare lontana da lui mi fa sentire una stupida” Fabiana, 33 anni

L’astinenza (craving).

Ovvero disforia, disagio psicofisico provocato dall’assenza dell’oggetto o da una protratta lontananza che induce il soggetto a colmare questo senso di vuoto.

“Quando non mi telefonava mi sembrava di impazzire…la mancanza era qualcosa di insopportabile, mi provocava un dolore fisico” ricorda Romina, 39 anni

L’isolamento.

Il soggetto è chiuso nella struttura dipendenziale come in una corazza che ha l’effetto di isolarlo dai suoi contesti relazionali. Tutto ciò porta ad una perdita di contatto con la realtà.

“L’unica cosa che conta è stare con lui, tutto il resto non è importante” Sabrina, 45 anni

Maria Chiara Gritti: Psicologa e psicoterapeuta a Bergamo, esperta nel trattamento della dipendenza affettiva, da anni conduce gruppi terapeutici sulla love addiction. Ideatrice di un percorso di guarigione innovativo sulla dipendenza amorosa, tiene corsi di formazione rivolti a psicologi per diffondere l'applicazione del suo metodo di intervento. www.psicologobergamo.com
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