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Le idee “sbagliate” sull’amore della Dipendente Affettiva

Le idee sbagliate sull'amore della dipendente affettiva | Dipendiamo.blog

Nella scelta e nello sviluppo delle sue relazioni amorose, la dipendenza e affettiva è guidata da concezioni erronee che la spingono a creare legami malsani.
I colloqui con le mie pazienti sono sempre rivelatori di queste concezioni distorte che hanno condotto la dipendente a compiere innumerevoli sbagli nel rapporto con il partner.
Vediamone alcuni…

La dipendente si aggrappa al primo venuto senza darsi il tempo di conoscerlo veramente

Riscontro sempre nella ricostruzione di come si è sviluppata la relazione amorosa, la mancanza di un tempo di “valutazione dell’altro e della relazione” nella prima fase del rapporto.
La dipendente affettiva non si dà il tempo di comprendere se la persona che sta frequentando è veramente in grado di renderla felice.
Non si concede il tempo di ascoltarsi e di domandarsi: mi piace davvero questa persona?

Il suo bisogno di attenzione e di amore è tale che, accecata da queste necessità, si aggrappa spesso al primo venuto accontentandosi di essere stata notata dall’altro.

Essere vista è già un elemento sufficiente per bruciare tutte le tappe e immaginarsi moglie di quell’uomo.

Tutto ciò avviene perché nessuno le ha insegnato ad ascoltare il suo mondo interiore e i suoi bisogni che rimangono inespressi dentro di lei.

Non ascoltano mai i campanelli d’allarme.

Un altro “errore” commesso dalle dipendenti affettive consiste nel mancato ascolto della voce interiore che cerca di esprimersi quando decidono di legarsi ad un uomo “sbagliato”.

Quando durante un colloquio chiedo alla mia paziente:

“Si ricorda se durante la frequentazione iniziale qualcosa dentro di lei la cercava di avvisare che quell’uomo non era la persona giusta?”

Ogni volta che pongo questo quesito le pazienti si sforzano di recuperare nella memoria questa “voce” e dopo averci riflettutto per un pò mi rispondono:

“Si, in effetti qualcosa dentro di me mi diceva che qualcosa non andava, che probabilmente questa persona non sarebbe stata in grado di rendermi felice…”

A sequito di questa risposta chiedo sempre:

“Come mai non ha ascoltato la sua voce?”
La replica più comune delle dipendenti affettive è:

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“Non sono abituata a fidarmi della mia voce interiore”.

Questo dialogo pone in evidenza un punto fondamentale del funzionamento delle dipendenti: non si fidano della loro “Bussola Interiore”, l’unica in grado di guidarle verso direzioni adeguate.
Ciò che le spinge nelle scelte invece è il “vuoto interiore”, cieco ed incapace di orientarle correttamente verso l’altro (per approfondire il concetto leggi il libro “La principessa che aveva fame d’amore”).

Se faccio la “brava” l’altro mi amerà

Altra concezione sbagliata della dipendente affettiva è l’idea dell’amore come qualcosa che va guadagnato facendo la “brava”, , che in altre parole significa, adeguarsi ai bisogni del partner ed evitare di “disturbare” con le proprie esigenze.

Si innesca così un circolo vizioso fatto di attesa, l’attesa che prima o poi il suo sacrificio venga ripagato con l’amore.
Dentro il cuore della dipendente affettiva vive la profonda convinzione che esprimere i bisogni possa minacciare la relazione mettendola a richio.
L’altro non è percepito come qualcuno in grado di accogliere le necessità emotive ma come una persona da gratificare e rendere felice (modalità appresa con i genitori durante l’infanzia… leggi l’articolo “Genitori che amano troppo”)

Possesso e amore coincidono

“Pensavo che mi amasse perchè mi chiamava in continuazione, voleva sempre sapere cosa stessi facendo e con chi fossi” Lucia, 31 anni

Le parole di Lucia esprimono in modo esemplare la confusione tra amore e controllo tipica della dipendente affettiva che, non avendo mai sperimentato una forma di legame sano,, non riesce a cogliere la differenza tra un partner amorevole e un partner possessivo che tenta di insinuarsi in ogni spazio della sua vita.
Lei stessa nel rapporto diventa controllante percependo come “minaccia” ogni forma di autonomia dell’altro.

Possesso e Amore

La capacità dell’altro di rispettare spazi di libertà viene erroneamente concepita come scarso interesse nei suoi confronti portandola a scartare una relazione nella quale non ci sia la massima fusione e coinvolgimento.

In altre parole, un partner possessivo viene preferito a uomini più equilibrati (spesso definiti come “noiosi”) perché la costante presenza dell’altro le dà l’illusione di poter finalmente riempire quell’immenso vuoto che da sempre vive in lei (per sapere di più sul vuoto leggi il libro “La principessa che aveva fame d’amore”).

Solamente dopo qualche anno comincerà a percepire le nefaste conseguenze di un rapporto basato sul controllo e sulla sfiducia. Un rapporto che impedisce la crescita e lo sviluppo della propria individualità.

La rottura della relazione non è “pensabile”

Quando la percezione del malessere legato alla relazione si fa troppo forte a quel punto la dipendente affettiva si sente in un vicolo cieco.
Non è infatti possibile “pensare” al distacco come ad una possibile via d’uscita.
Nella sua mente non si sente attrezzata per affrontarlo e si aprono scenari drammatici nei quali si immagina cadere in un baratro senza fine.
Il momento della rottura è concepito come un dolore insostenibile.
Non è pertanto in grado di rassicurarsi con parole del tipo “sarà un momento diffcile ma lo suupererò, riprenderò in mano la mia vita”, perchè la sua vita coincide con la relazione e senza quel legame (seppur negativo) si spezza… è costretta a, ritorna in contatto con un vuoto divenuto nel frattempo ancora più intenso.

Il percorso sulla dipendenza affettiva di prefigge di “modificare” queste sbagliate concezioni che spingono la dipendente affettiva a scegliere il partner guidate da angosce e paure anziché attraversi la consapevolezza di se stesse e dei propri bisogni.

Maria Chiara Gritti: Psicologa e psicoterapeuta a Bergamo, esperta nel trattamento della dipendenza affettiva, da anni conduce gruppi terapeutici sulla love addiction. Ideatrice di un percorso di guarigione innovativo sulla dipendenza amorosa, tiene corsi di formazione rivolti a psicologi per diffondere l'applicazione del suo metodo di intervento. www.psicologobergamo.com
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