Ho sempre amato leggere: i libri sono stati il leitmotiv della mia vita, mi hanno fatto compagnia fin da quando ero piccola, creando mondi dove potevo rifugiarmi e vivere altre vite, più stimolanti ed elettrizzanti della mia.
A volte io sceglievo i libri da leggere, ma la maggior parte delle volte erano i libri a scegliere me, proprio nel momento in cui ero pronta ad affrontarne il contenuto. Uno di loro, e precisamente “La manipolazione affettiva” mi ha avvicinata ad un mondo che credevo nuovo, invece ho scoperto essere il mondo dove io vivevo.
E così, dopo quel libro, ne ho letti altri che trattavano lo stesso argomento e ne ero così attratta perché parlavano di me.
Il problema di essere una donna che ama troppo è stato quello di sacrificare tutto in nome di amori che avrebbero dovuto riempirmi, rendermi felice e soddisfatta e aiutarmi a realizzare me stessa.
Invece, nelle storie d’amore vissute, anziché sentirmi arricchita e arricchente mi sentivo dipendente, impoverita, debole e infelice. Ho sempre sognato amori che colmassero l’immenso vuoto che mi pervadeva, il vuoto causato dalla mancanza di amore verso me stessa, la persona più importante, perché quella con cui avrei dovuto trascorrere l’intera esistenza.
Ma nessuno al mondo avrebbe mai potuto amarmi come io avrei amato me stessa se ne fossi stata capace, quindi il vuoto restava. Il mio era un bisogno d’amore eccessivo, a volte compulsivo e insaziabile, l’antitesi dell’amore verso sé stessi. Facilmente preda della passione, spesso non ero innamorata di qualcuno, ma dell’immagine distorta, irreale e idealizzata che avevo di quella persona. Ero come un secchio bucato che smaniava dalla voglia di riempirsi, mi sentivo viva solo quando fluttuavo sopra le nuvole e spesso mi innamoravo per cercare di sentirmi meno sola, accontentandomi delle briciole di amore che l’uomo che avevo a fianco poteva darmi.
Come tutte le dipendenti affettive non mi amavo a sufficienza, quindi cercavo in un’altra persona la sicurezza che mi mancava. L’errore era quello di cercare amore in persone che non sapevano darmelo, quello di mettere nelle loro mani la mia vita, senza possibilità di scegliere ciò che era giusto per me. Delegavo all’altro qualsiasi scelta o decisione, rimanendo in perenne attesa che qualcosa di speciale prima o poi sarebbe accaduto.
Sono sempre stata attratta dai narcisisti: personaggi all’apparenza forti, brillanti, realizzati; persone che sembravano possedere le caratteristiche per farmi sentire amata e protetta. Invece questi uomini, quasi sempre poco o per niente empatici, sono incapaci di amare chiunque più di sé stessi e di donarsi completamente a una sola persona, perché necessitano di continue conferme e ammirazione da parte di chiunque possa dargliene. Uomini che mi catturavano e mi tenevano intrappolata, senza lasciarmi vivere una vita né con loro, né senza di loro. Delle sanguisughe psico-emotive che prendevano ciò di cui necessitavano, lasciandomi priva di energie. Succhiavano il buono che potevo dare loro, ma non ne metabolizzavano il valore, perché la cosa avrebbe implicato andare troppo a fondo e il narcisista non ne è capace.
Il brutto è che quando vivi una vita di questo tipo è difficile allontanarsene e tendi a trovare partner simili, che ti fanno soffrire per amore e ti permettono di reiterare lo schema affettivo già vissuto in precedenza. La relazione che si instaurava tra me, la dipendente affettiva, e lui, il manipolatore affettivo, era un circolo vizioso, che può essere interrotto solo quando la dipendente affettiva recupera autostima, inizia ad ascoltare le proprie emozioni e soprattutto impara a sentirsi una persona degna di essere amata, che quindi non ha bisogno di elemosinare amore.
Io, dopo un anno di psicoterapia individuale e dieci sedute di incontri di gruppo a tema Dipendiamo: “Donne che amano troppo” ho deciso di intraprendere la strada dell’amore verso me stessa. Non voglio più essere l’altra metà di qualcuno, né dipendere da una presenza o da una relazione.
Sono stanca di fare solo ciò che fa piacere agli altri, dimenticando di avere desideri, preferenze e bisogni.
Sono finalmente pronta a rinunciare al senso di colpa, alla vergogna e alla paura dell’abbandono, caratteristiche che in passato mi hanno svigorita, rendendomi fragile e riducendo ai minimi termini l’idea e il valore che avevo di me stessa. Dei vampiri di energia che mi hanno indebolita e portata a cercare continua approvazione nella persona che avevo a fianco. Voglio rinunciarvi a favore della conquista della mia autonomia e voglio modificare gli schemi affettivi che porto avanti dall’infanzia, per vivere una vita nuova: più sana ed equilibrata.
Per questa mia rinascita devo ringraziare le “mie” psicologhe, donne speciali che mi hanno aiutata a riscoprire me stessa e il mio valore, ma ringrazio anche le donne del gruppo DipendiAmo, che mi hanno affiancata aiutandomi all’inizio di questo percorso di riscoperta della meravigliosa persona che sono, nonostante i miei difetti. Grazie a tutte voi.
Testimonianza di Marika. Ex Dipendente Affettiva
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