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Arte e Terapia

Ragazze Interrotte: storia di una amicizia dipendente

Oggi parliamo di questo film che racconta la storia Susanna e Lisa, che creano un legame di amicizia nell’ospedale psichiatrico in cui sono ricoverate, e di come le protagoniste si muovono all’interno di questo rapporto. Diversamente da come visto nel precedente articolo sul film “Io e Annie”, in cui si è parlato di dipendenza affettiva in un rapporto di coppia, in questo articolo la vedremo come in questa “amicizia” si creano meccanismi simili anche se in una ambientazione completamente differente.

Ragazze interrotte: Descrizione del film

È il 1976. Susanna è una ragazza di una famiglia americana della buona borghesia. Apparentemente è una ragazza normale, ma in realtà è insicura, fragile, apatica, si rifugia spesso nel suo mondo e non ha un buon rapporto con i suoi genitori.
Un giorno ingoia un flacone di aspirina con vodka e viene sottoposta a lavanda gastrica. Sentita da uno specialista per la gravità del gesto commesso, le viene proposto di riposare in una struttura psichiatrica, il Claymore Hospital e, dopo qualche titubanza, Susanna accetta. Appena giunta a Claymore, Susanna si spaventa, rendendosi conto che le altre ragazze ricoverate sono davvero pazze, mentre lei non si sente malata davvero.
Viene accolta da Valery, un’infermiera di colore che lavora lì da diversi anni.  Il suo psichiatra curante, le diagnostica la sindrome borderline di personalità, una sindrome molto comune nelle giovani ragazze, ma i genitori non accettano l’idea che la figlia possa avere un disturbo.

L’attenzione di Susanna però cade subito sulla magnetica Lisa, una ragazza bella e ribelle che viene riportata nella struttura dopo una fuga.
Lisa, che comanda tutte le altre ragazze che la temono, nota subito la nuova entrata e inizialmente la attacca. La ragazza crede che Susanna intenda sostituire la sua amica, Jamie che durante la sua assenza, sentendosi abbandonata da Lisa, si è suicidata.

Dopo questo primo momento di aggressività, le due ragazze legano e si instaura tra loro una forte amicizia e complicità: fumano insieme, nascondono le medicine sotto la lingua per poi scambiarle con le altre, Lisa copre persino Susanna dal controllo delle infermiere quando un ragazzo viene a trovarla e si appartano in camera. Raggiungono il culmine della trasgressione delle regole una sera, quando una delle ragazze sfigurata (Polly) ha una grave crisi. Lisa e Susanna drogano una delle infermiere, corrompono l’assistente che ha un debole per Susanna, e suonano e cantano per Polly tutta la notte, alleviando così il suo dolore, ma la mattina vengono scoperte da Valery che si infuria.

Susanna reagisce malissimo al distacco da Lisa, si lascia andare, non si alza dal letto, si sente svuotata. Sembra non riuscire a sopravvivere senza la vitalità ribelle di Lisa al punto che Valery per farla reagire la getta in una vasca d’acqua fredda, ma Susanna continua imperterrita a sfogare la sua rabbia distruttiva, cercando di umiliare la donna, insultandola per il colore della sua pelle, ma Valery reagisce dicendole “e tu sei solo una ragazza viziata che si sta buttando via”.

Una notte all’improvviso ricompare Lisa che invita Susanna a fuggire con lei e la ragazza, senza esitare, la segue. Lisa ha escogitato tutto e si fermeranno da Dasy (una ragazza che è uscita dalla struttura nonostante non fosse guarita del tutto) che ora abita in un appartamento da sola. Dasy le ospita ma Lisa non perde l’occasione di gettare in faccia alla ragazza la tremenda verità della sua vita, ossia che il padre abusa di lei e che lei ne è compiaciuta. Inizialmente la ragazza sembra non essere toccata dalle parole di Lisa, ma la mattina dopo Susanna trova il cadavere di Dasy che, non avendo retto allo squallore della verità, si impicca. Dinnanzi a questa straziante scena, Lisa rimane impassibile riassumendo il suo disappunto in una frase “aspettava solo che qualcuno le desse l’occasione per farlo” e poi le prende i soldi dalla tasca e fugge, lasciando Susanna straziata davanti alla scena. Arrivano i soccorsi e Susanna viene riportata a Claymore.

È sconvolta e non riesce a perdonarsi per non aver tenuto testa a Lisa impedendole di parlare. Ma questa esperienza riesce a mostrare a Susanna chi sia veramente Lisa e inizia un percorso verso la guarigione. Prende i farmaci, fa le sedute quotidianamente con la dott.ssa Wick e scrive, scrive compulsivamente ogni suo pensiero, scoprendo il suo talento per la scrittura.
Susanna è guarita e pronta per affrontare la vita fuori. Ma proprio il giorno prima, Lisa viene riportata a Claymore e di notte, si impossessa del diario di Susanna per leggerlo nei sotterranei alle altre ragazze. Susanna insonne nel suo letto, sente e si precipita di sotto per interrompere Lisa.

Tra le due c’è un duro scontro ma questa volta Susanna è in grado di affrontare Lisa e quando quest’ultima si professa l’unica capace di raccontare la verità ma che nessuno ha il coraggio di dirla a lei, Susanna le grida in faccia che nessuno lo fa perché lei è “morta dentro” e l’unico modo che ha per sentirsi viva è quello di tornare sempre lì, per torturare le altre pazienti. Questa volta Lisa crolla, ha una profonda crisi.
Il giorno dopo Susanna, mentre Lisa è inerte in un letto, le dice che non pensava quello che ha detto la sera prima e che avrebbe sentito la sua mancanza.

Ragazze interrotte: Commento al film

Nonostante l’ambientazione psichiatrica ho deciso di analizzare questo film, ispirato all’autobiografia di Susanna Kaysen “La ragazza interrotta”, per trattare il tema della dipendenza anche nell’amicizia.
Mi è apparso subito evidente come le due protagoniste siano attratte l’una verso l’altra in modo quasi epidermico, e creano un legame forte e distruttivo allo stesso tempo.

Susanna è depressa, insicura e apatica, mentre Lisa si presenta carismatica, ribelle e apparentemente piena di vita. Il connubio sembra perfetto perché Susanna trova in Lisa quella voglia di reagire e di vivere, giustificando allo stesso tempo sé stessa e i suoi comportamenti autodistruttivi.
Lisa, infatti, le insegna che solo loro due sono in grado di vedere realmente le cose per quelle che sono: detengono la verità che il mondo fuori non vuole che loro vedano.

Lisa, a sua volta, alimenta la sua forza attrattiva e di leader con il supporto incondizionato di Susanna che la sostiene in ogni iniziativa, senza mai mettere in discussione le sue decisioni.

Mettono in atto nella loro amicizia uno schema di Dipendenza Affettiva che Lisa aveva già realizzato con un’altra paziente, Jamie, che più fragile di Susanna, non regge all’abbandono di Lisa che fugge dalla struttura, tanto che, sentendosi persa, si uccide.

Anche Susanna inizialmente, quando viene separata da Lisa, ha la stessa reazione: non essendo consapevole della propria identità, senza l’amica si sente vuota e incapace di reagire, come se da sola Susanna non potesse esistere. È dipendente da Lisa.

È solo toccando con mano quanto il cinismo e la totale assenza di empatia di Lisa possano distruggere, che Susanna vede finalmente chi è la sua amica: una sociopatica, una ragazza incapace di provare pietà dinnanzi alla morte di una compagna di cui lei stessa è stata causa. Grazie a questo grave trauma Susanna riprende il contatto con la realtà e, toccata dal dolore per non essere intervenuta tempestivamente ad impedire la morte di Dasy, inizia veramente a capire il significato della vita e a prendersi cura di sé.

Lontana dall’influenza negativa di Lisa, Susanna inizia con coraggio a guardare in faccia i suoi demoni anziché cavalcarli e, piano piano scopre se stessa, i suoi desideri, il suo talento per la scrittura e la voglia di uscire da quella struttura per vivere realmente.

Ed è nella scena finale, nella quale Susanna affronta Lisa, che vi è la prova della sua guarigione e del raggiungimento dell’autonomia.

Susanna ora sa che la verità assoluta può essere un’arma distruttiva che Lisa usa per ferire e soggiogare gli altri, consapevole che nessuno farebbe lo stesso con lei. Questa volta invece, Susanna ha il coraggio di gridare la verità in faccia a Lisa che, infatti, toccata nel vivo, crolla dimostrando tutta la sua fragilità.

Susanna, a differenza di Lisa, è consapevole di quanto le sue parole abbia ferito la ragazza e pone rimedio, le parla, le mette lo smalto sui piedi e le dimostra il suo affetto, rassicurandola sul fatto che anche lei è ancora “viva” e un giorno uscirà da lì.
Susanna lascia Claymore portando con sé quella parte buona che ognuna delle sue compagne, Lisa compresa, ha saputo darle, in un cammino che l’ha resa in grado di affrontare il mondo vero, nella consapevolezza che il futuro che la aspetta fuori, dipenderà solo da lei.


Curatrice della sezione: Arte e Terapia. Avvocato penalista, appassionata di cinema e affascinata dall’introspezione che attraverso il cinema ognuno di noi può compiere. “Anche nella mia esperienza professionale mi capita spesso di incontrare donne che sono state dipendenti affettive. Si tratta solitamente di donne intelligenti e capaci in diversi settori della vita che, tuttavia non sono state in grado di spezzare legami malati. Certe di non poter vivere senza il proprio carnefice, hanno sopportato per lungo tempo umiliazioni, privazioni e maltrattamenti, convinte che fosse il loro prezzo dell’amore, sino a quando hanno raccolto il coraggio per dire basta ed essere risarcite per quanto subito”.


2 commenti
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    Camilla

    Sto leggendo i suoi articoli e li trovo uno più interessante e stimolante dell'altro. Grazie mille. Camilla

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      Francesca Gritti

      Grazie a te dell'interesse che dimostri per i miei commenti! Ai prossimi appuntamenti!

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