Continuano oggi l’approfondimento sugli “Incastri di coppia della Dipendente Affettiva”, parlando di un altra categoria di storie di coppia delle dipendenti affettive: i co-dipendenti, cioè la coppia tra una dipendente affettiva ed un partner affetto da “dipendenza patologica” (come alcolismo, tossicomania, gioco d’azzardo ecc.)
Nei co-dipendenti solitamente è individuabile il profilo di una donna tesa ad un controllo asfissiante sul partner, profondamente sola nel proprio dramma personale, che ha svuotato la propria esistenza di ogni altro senso che non sia quello di “guarire” il compagno e riceverne quella “dose euforizzante” di controllo e di riscatto.
La storia familiare (leggi l’articolo “Bambine Wall Flower” per approfondire) è segnata da forti traumi ai quali si è chiamati a reagire, a ribaltare per non essere annientati. Curare, assistere, giustificare un incurabile istrione riempie un vuoto esistenziale, diventa l’oggetto che permette di non pensare ed agire.
Di fronte a questa tipo di coppia lo spettatore sembra domandarsi “come fa questa brava donna a stare con un disperato come quello?”
Solo comprendendo la forza di una fantasia salvifica condivisa è possibile dare un senso a certe scelte folli e distruttive.
Quando i partner di questa coppia si incontrano, si “uniscono” sulla percezione “fondata” che l’altro possa improvvisamente guarire da tutte le sofferenze, passate e presenti. In tal modo ciascuno può coltivare l’illusione benefica di accantonare un passato cupo e triste, da cui riceveva un’immagine di sé vuota e priva di valore.
Il punto centrale pertanto è la valenza auto-terapeutica del rapporto con il partner, cioè quella di rispondere a bisogni rimasti elusi, che non hanno trovato una “soluzione” fino a quel momento.
Il desiderio di rimanere “fuso” con il partner, e quindi tutte le strategie di controllo messe in atto per ottenere questo fine, diventano sostanzialmente elementi funzionali a mantenere in vita una “bolla” relazionale che fa sentire entrambi i partner felicemente lontani dal mondo e dalle sue pene. La danza mortale di queste coppie sembra partire proprio da una fantastica e dolcissima percezione di risanamento reciproco, come se l’abbraccio strettissimo e soffocante invece di limitarli, possa anestetizzare tutto il loro dolore, riscattare una vita insignificante o vissuta all’ombra dei drammi familiari.
La funzione della “bolla” dei co-dipendenti
Come già evidenziato, il patto di coppia dei co-dipendenti si fonda sulla fantasia salvifica che i due partner saranno al riparo da trauma e angosce, abbandoni e ansie soltanto immersi in una “bolla” relazionale che la coppia si costruisce intorno. Questa pellicola trasparente divide effettivamente la coppia dal mondo, la protegge, la isola convincendo sempre più i due amanti sulla bontà della propria percezione.
Inizialmente questa “bolla” è un’isola felice, per poi trasformarsi lentamente in una prigione angusta e soffocante.
Gli inconvenienti della “bolla”
Questa “bolla” ha infatti degli inconvenienti: innanzi tutto compromette qualsiasi ricerca di individuazione e autonomia, satura tutti gli spazi vitali e pretende di bloccare il tempo evolutivo al momento “felice” dell’incontro.
La finalità del gioco relazionale della co-dipendenza è il rendere impossibile una reciproca separazione-individuazione, ovvero mantenere inalterato il livello di individuazione fortemente indifferenziato.
Quindi ci si trova di fronte ad individui che percepiscono sempre e comunque ogni movimento verso l’autonomizzazione del partner come una minaccia personale, il cui feedback indispensabile è un controllo sintomatico – acting–out, uso di sostanze o iper-controllo squalificante – dell’altro.
Se la “risoluzione” di una sofferenza è tratto sostanziale della coppia co-dipendente, l’esito ultimo è un gioco relazionale esacerbato ed esasperante che diventa sempre più fine a sé stesso
I partner della coppia ad un certo punto non percepiscono più l’effetto benefico del rapporto, ma si sentono incastrati in un gioco che fanno fatica ad abbandonare. Dismettere il controllo diventa sempre più difficile ed improbabile perché nel frattempo ha riempito uno spazio, ha strutturato una sua essenza profonda; lasciare il gioco andrebbe a svuotare pericolosamente la vita psichica di entrambi.
Di fronte ad una coppia così connaturata, anche una psicoterapia individuale può assumere un significato di minaccia tale da innescare reazioni violente da parte di chi si sente escluso dalla terapia. Per tale motivo, nei casi di co-dipendenza, è privilegiato, almeno nella fase iniziale, l’attivazione di un percorso di coppia.