Perché non c’è pericolo nel tuo amore che ci espone alla nuda luce, perché la conoscenza è radicale vigilia dell’altro e chiede: “Dove sei?” “Dove vivi?” “Cosa tocchi?”. Perché ogni opera non è che gratitudine.
Prendo spunto da queste parole di Chandra Livia Candiani(1) che racconta di un modo di amare e stare in relazione sano: “non c’è pericolo nel tuo amore che ci espone alla nuda luce”… Una relazione di reale conoscenza reciproca non ci espone ad alcun pericolo, al contrario, ci consegna a noi stessi, custodendoci come serra cosicché possiamo sbocciare nella nostra sempre più autentica essenza. Una relazione sana ci sprona a rivelarci esattamente per quello che siamo, e ad accogliere l’altro per quello che è, nella “nuda luce” che solo l’amore maturo e sano può sostenere. Le donne che soffrono di dipendenza affettiva purtroppo sperimentano relazioni ben diverse da queste, dove l’annullamento di sé a favore dell’altro e il non ascolto dei propri reali bisogni diventano i cardini su cui poggiare e muovere il proprio stare.
Quando è invece possibile stare in una relazione, con sé stesse e con l’altro, in modo equilibrato?
Quando il centro del nostro mondo non è all’esterno, ma all’interno di noi stesse; quando abbiamo modo di contattare – così come viene definita nel libro “La Principessa che aveva fame d’Amore”(2) – la nostra “Bussola” interiore, la quale ci dà stabilità, direzione, fiducia in noi stesse.
Questo centro/Bussola è la possibilità per ciascuno di essere responsabile di sé stessi e della propria vita in modo creativo; spesso, noi donne non veniamo addestrate all’ascolto delle nostre verità più profonde; la nostra voce interiore viene trascurata, se non dimenticata, non ci viene insegnata la Cura che è necessario avere per sé stesse, prima che per gli altri, né tantomeno veniamo educate a coltivare la nostra dimensione creativa.
Ma cosa si intende per creatività?
Subito il pensiero corre al mondo delle arti, ma la creatività va ben oltre questo; la dimensione creativa è una dimensione fondante dell’essere umano, necessaria per uno sviluppo psico-fisico armonioso della persona.
La creatività ha a che fare con la capacità di portare Bellezza, Valore e Significato alle nostre vite, ma soprattutto la creatività dà modo alle persone di dare alla luce se stesse, dando forma e voce ai propri vissuti, verità e bisogni.
Ma come si ottiene la Bellezza Autentica tramite l’Arteterapia?
Come artista e arteterapeuta mi occupo quotidianamente di processo creativo: il mio lavoro consiste nell’accompagnare le persone a conoscersi più profondamente attraverso la creazione artistica (pittura, disegno, modellazione della creta, collage, ecc.). I laboratori di Arteterapia non pongono l’attenzione sul prodotto finale, ma, piuttosto, sul processo creativo che ha portato a quel determinato risultato; molto più importante diventa il “come” del “cosa”. La Bellezza che viene cercata non è di natura estetica, ma è corrispondenza tra ciò che sentiamo dentro e ciò che esprimiamo. La Bellezza diviene pertanto la capacità di portare nel mondo la nostra verità, al di là di schemi e modelli, di ciò che “dovrebbe essere” o di ciò che qualcuno si aspetta da noi. La Bellezza è Autenticità.
Come è possibile raggiungere ed esprimere questo tipo di Bellezza Autentica?
Kandinsky(3) lo spiega molto bene quando dice “è bello ciò che nasce da una Necessità Interiore”: ebbene, nel luogo protetto del laboratorio di arteterapia, le persone possono esprimersi creativamente in modo del tutto libero, senza il timore di giudizio alcuno; vengono sollecitate ad ascoltarsi, ad accogliere questa “necessità interiore” e a darle una forma scegliendo i materiali e i supporti che sentono più giusti in quel momento.
Bibliografia
(1) La bambina pugile ovvero La precisione dell’amore – Chandra Livia Candiani – Giulio Einaudi Editore
(2) La principessa che aveva fame d’amore – Maria Chiara Gritti – Sperling & Kupfer
(3) Lo Spirituale nell’arte – W. Kandinsky