Non c’è nulla che spaventi di più la Dipendente Affettiva che entrare in contatto con il Vuoto che percepisce dentro di sé.
La sua paura è tale da spingerla a mantenere per lungo tempo rapporti affettivi malsani pur evitare l’incontro con la solitudine che comporterebbe la rottura di una relazione.
Ma che cos’è questo Vuoto? Perché la dipendente scappa da lui?
Per affrontare ciò che ci spaventa la strategia migliore non è fuggire ma conoscere il “nostro nemico”.
Per questo motivo oggi inauguro il primo di una serie di articoli che ci permetteranno di esplorare l’identità del Vuoto e conoscerlo in ogni sua sfaccettatura.
Le specialiste di ogni disciplina cercheranno di fornire utili spunti su come gestire l’immenso timore della voragine che la dipendente percepisce in se stessa.
La storia del Vuoto
Oggi comincerò a raccontarvi come nasce e si sviluppa il Vuoto nella Dipendenza Affettiva.
Come spiego anche nel mio libro “La Principessa che aveva fame d’Amore” attraverso la storia di Arabella, fin da piccola la dipendente affettiva viene profondamente trascurata da genitori che a loro volta non conoscono la ricetta del vero amore.
La dipendente è digiuna d’affetto e di attenzioni fin dalla più tenera età e ben presto impara a convivere con i morsi della fame che ogni giorno la attanagliano.
Pian piano comincia a crearsi nel suo stomaco “un buchino” che con il passare del tempo diventerà sempre più profondo e intenso.
Quel buco è fatto di solitudine, di mancanze, di poca spensieratezza, di poca allegria ma soprattutto di poca dedizione dei suoi bisogni d’amore.
Non parla ai genitori di questa fame che avverte dentro di sé convinta che tanto non potranno aiutarla e continua la sua vita nascondendo a tutti questo pesante segreto.
Con il tempo sperimenta vari modi per far tacere questa voce che chiede cibo d’amore… alcune cercano di placarla abbuffandosi di cibo, altre donano tutto ciò che possiedono ad un’amica pur di ricevere qualche briciola di attenzione, altre ancora cercano di soddisfare le aspettative di genitori ed insegnati nella speranza che facendo “la brava donnina” prima o poi qualcuno riuscirà a colmare la sua mancanza d’amore.
Non far tacere il Vuoto, ma ascoltarlo
Ma tutto questo non placa il Vuoto che nel frattempo continua a crescere a dismisura e a gridare affinché qualcuno lo plachi.
Non sapendo cosa altro fare, la dipendente comincia a pensare l’unico modo per calmarlo sia trovare qualcuno, un principe, che la salvi dal dolore e le doni tutto il nutrimento che nessuno è stato in grado di darle.
Ben presto si accorgerà che affidare il proprio Vuoto nelle mani di un uomo non sarà una buona mossa e uscirà da relazioni sbagliate scoprendo che è diventato ancora più grande, ancora più affamato.
Per tutta la vita la dipendente cercherà fuori da sé una soluzione a questa voragine d’amore, scappando spaventata dalla voce del vuoto che le chiede di saziarla.
Il suo percorso di guarigione comincerà quando esausta di tutti gli sbagli compiuti prenderà il coraggio di guardare in faccia il Vuoto ascoltando finalmente le sue parole.
Capirà che il Vuoto non è assenza ma uno spazio ricco di potenzialità mai espresse che attendono solo essere realizzate.
Esercizio consigliato
- Concediti un momento di astinenza da tutto ciò che ti circonda (persone, cellulare, pc, televisione..)
- Rilassati in un posto che ti faccia sentire al sicuro e allontana tutte le preoccupazioni che ti affliggono.
- Quando finalmente sarà silenzio dentro di te chiama il tuo Vuoto e comincia a dialogare con lui chiedendogli scusa per ogni volta che cerchi di azzittirlo.
- Poi proponigli una piccola cosa che desideri fare per lui.
Sarà un nuovo inizio, un inizio fatto di ascolto e dialogo con le parti di te che ti spaventano.
Se hai fatto questo esercizio, e vuoi lasciare la tua sensazione o risultato, lascia pure un commento qui sotto oppure compila questo form con un recapito per avere un riscontro professionale.
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