Voglio parlarvi di questo libro, “Il Villaggio dei cuori ritrovati” (Edizioni Terra marique), una storia di separazione, ma anche di mancanza di nutrimento affettivo, che si tramuta in una opportunità di crescita e di trasformazione. Un trasformazione che possiamo e dobbiamo cercare per rendere il nostro Vuoto un posto di forza e non di debolezza.
Raccontando “Il villaggio dei cuori ritrovati”
Il Vuoto fa paura.
Va a toccare quelle corde che forse abbiamo sentito suonare molte volte quando eravamo bambini. Il Vuoto va a risvegliare quella ferita di abbandono mai risolta, che continua a generare sofferenza durante la vita.
Il protagonista è “il bambino” che si trova a dover affrontare la “scomparsa” della mamma e ciò provoca in lui una forte solitudine.
Il Vuoto genera la sua ricerca verso ciò che non conosce, verso la tormenta delle sue paure – nel testo rappresentata da un vento gelido – che lo avvolge.
Il coraggio è determinante per uscire dal loup negativo, per affrontare la strada che ci porterà alla guarigione: è ciò che ci sostiene verso il nostro obiettivo, che è quello di vivere nell’amore, e non nella paura.
Si susseguono, attraverso l’immagine, le stagioni della vita, le esperienze che viviamo, spesso inconsapevolmente, che generano crisi fino a culminare nella cosiddetta “notte buia dell’anima”, in cui perdiamo tutto, qualsiasi riferimento, qualsiasi certezza, per riscoprire poi la nostra autentica natura.
Smettere di combattere il Vuoto
Pensieri contrastanti affollano la nostra mente durante il percorso, così come quella del bambino nella ricerca della mamma:
“Non è giusto”, “Tutto questo servirà”, “Perché mi ha abbandonato?”
Fino al momento in cui arriva l’arresa, in cui ci affidiamo a qualcosa o qualcuno di “superiore” a noi, in cui accettiamo e riconosciamo il nostro vissuto presente come parte integrante del nostro percorso di anima.
Ed è proprio allora che giunge l’aiuto.
Nell’arresa ci disarmiamo dalle nostre maschere, lasciamo che sia quel che deve essere, smettiamo di combattere contro di noi e, inevitabilmente, dal Vuoto scaturiscono risposte.
Quando accogliamo un altro punto di vista, ci mettiamo in gioco, accettiamo “lo sconosciuto”, ci diamo una nuova possibilità di vedere. Una possibilità che non sarà priva di altri ostacoli da superare ma che, se coltiveremo la fiducia, ci porterà, di sicuro, verso l’Amore.
Il vero Amore
Nel testo il bambino incontra un uccello meraviglioso che lo accoglie tra le sue ali e gli permette di vedere il mondo da un’altra prospettiva.
Sente così crescere dentro un’emozione nuova. E si ritrova in un luogo che non conosceva, con nuovi affetti e una consapevolezza rinnovata.
Questa storia di adozione ripercorre il viaggio dell’eroe, che è in ognuno di noi, che può affrontare e superare qualsiasi esperienza considerandola un’opportunità di apprendimento.
L’abbandono, il vuoto, la solitudine possono essere risolti quando decidiamo di fare brillare la nostra Luce, concedendoci l’esperienza di essere noi stessi e facendo pace con il passato e con le nostre origini.
Noi non siamo le nostre ferite: noi siamo solo Amore.
Cosa è per me Il Villaggio dei cuori ritrovati”
Come ho già raccontato nella mia testimonianza, questo libro è la mia prima pubblicazione, realizzata in collaborazione con l’illustratrice Clelia Colombini, è stata il concretizzarsi del mio sogno nel cassetto.
Ci sono arrivata dopo un lungo percorso, fatto di ricerche, di paure, di dubbi e messa in discussione di tutte le mie certezze ma, nello stesso tempo, di voglia di uscire allo scoperto, di andare oltre i miei limiti e il mio Vuoto.
La scrittura di questo albo illustrato è stata, per me, un riconoscere quella ferita, in direzione della risoluzione.
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