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Arte e Terapia

Marnie: la donna intrappolata nell’identità di bambina

I temi psicologici trattati nel film Marnie

Marnie, film di Hitchcock del 1964, è un psico- thriller foriero di moltissimi temi psicologici.

Nonostante il film non abbia avuto successo, nel realizzare questa pellicola, Alfred Hitchcock mette in evidenza alcuni dei suoi temi psicologici più amati: il rapporto con la madre e la sessualità.

Rubare per ottenere l’amore della madre

Da subito si evince il disperato tentativo di Marnie di farsi amare da una madre che si mostra sempre fredda e indifferente a qualsiasi cosa la figlia faccia per lei, prestando maggior attenzione alla figlia di un’estranea che a lei.
Eppure per compiacere la madre, Marnie è diventata un’abile criminale che nessuno riesce mai a prendere, è indipendente, non stringe relazioni con nessuno, proprio come, consapevole e compiacente, osserva la madre:

“Marnie è troppo furba per farsi confondere dagli uomini, …una donna per bene non ha bisogno degli uomini”.

Nonostante tutto questo, la madre continua a tenere le distanze dalla figlia, non la accetta, non riesce a trasmetterle affetto.
E questa manifesta assenza di amore, sembra spingere Marnie a continuare a rubare, non per necessità, ma per il brivido di sfidare il prossimo e strappare agli altri quello che lei non ha, in un meccanismo perverso di compensazione.

E ogni volta Marnie si trasforma in una nuova persona: cambia colore di capelli, città, inventa un altro passato e in una realtà parallela di menzogne, continua a recitare la sua parte di devota, perfetta e insospettabile segretaria.

Dopo ogni colpo il suo personaggio fittizio muore e lei ritorna Marnie solo con il suo unico vero affetto, Florio, il suo cavallo. Non è un caso che l’altra tappa che Marnie affronta sempre dopo i suoi colpi sia Baltimora, nella casa dove è cresciuta.

Marnie torna piena di doni dalla madre, quasi a riscuotere il premio – l’amore materno – meritato per le azioni che lei ha commesso, eppure tutto appare sempre invano, rendendo sempre più grande e dolorosa la sua ferita di figlia non amata.

Solo grazie all’incontro con un uomo, che decide di prendersi cura di lei, il meccanismo si spezza.


Curatrice della sezione: Arte e Terapia. Avvocato penalista, appassionata di cinema e affascinata dall’introspezione che attraverso il cinema ognuno di noi può compiere. “Anche nella mia esperienza professionale mi capita spesso di incontrare donne che sono state dipendenti affettive. Si tratta solitamente di donne intelligenti e capaci in diversi settori della vita che, tuttavia non sono state in grado di spezzare legami malati. Certe di non poter vivere senza il proprio carnefice, hanno sopportato per lungo tempo umiliazioni, privazioni e maltrattamenti, convinte che fosse il loro prezzo dell’amore, sino a quando hanno raccolto il coraggio per dire basta ed essere risarcite per quanto subito”.


2 commenti
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    fabrizio

    Di proposito ora non ho letto l'articolo e senz'altro ho visto il film, ma avrei difficoltà a rivederlo. Se leggo il romanzo riesco comunque a cogliere il messaggio del film? Grazie.

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    Fabrizio

    Ho finito di leggere stanotte alle 4. Il romanzo differisce in alcune parti anche di non poco conto, ma le conclusioni sono simili. Ritrovo in pieno il tema della dipendenza e molto altro. È un racconto che ha dato il via a un tumulto di pensieri e di sensazioni. La ringrazio molto per questi spunti originali e preziosi.

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