È da poco andato in onda su Rai1 “Fabrizio De Andrè – Principe Libero” e noi vogliamo rendere omaggio al cantautore ma anche al successo del film, tramite il commento ad una sua canzone “La ballata dell’amore cieco”, che potete ascoltare nel video ad inizio articolo.
De Andrè è stato sempre considerato un poeta oltre che un cantante, perciò ci viene facile immaginare l’importanza ed il peso che egli attribuiva alle parole.
Descrizione de “La ballata dell’amore cieco”
“La ballata dell’amore cieco” è una canzone che racconta la storia d’amore fra un uomo “onesto e probo” ed una donna che “non lo amava niente”. Questi due elementi sono la prima fotografia dei personaggi che il cantautore ci offre.
Via via che la canzone prosegue la donna diventa sempre più esigente e le sue sono richieste assurde quanto maligne:
“Portami domani il cuore di tua madre per i miei cani”, “Amor se mi vuoi bene, tagliati dei polsi le quattro vene”.
Ciò che è curioso è che l’uomo, volendo guadagnare l’amore della donna, esegue incondizionatamente i compiti assegnati e torna da lei per la comprova della propria devozione:
“Lui dalla madre andò e l’uccise, tralalalalla tralallaleru, dal petto il cuore le strappò, e dal suo amore ritornò”
Significato del testo de “La ballata dell’amore cieco”
L’uomo semplicemente sottostà al ricatto emotivo della donna, sacrificando se stesso, sua madre e la sua vita, al servizio di questo amore. Amore che De Andrè definisce “cieco”.
La donna vuole testare fin dove si può spingere nella relazione. Fino a dove l’uomo è disposto a sacrificarsi e a sacrificare la propria vita. Questo le conferisce potere e sazia – in modo apparente e superficiale – la sua bramosia di potere.
Infatti, alla fine della canzone De Andrè conclude dicendo che la donna rimane sola, disorientata e avverte un senso di amarezza quando l’uomo muore felice.
Lei scorge in lui una gioia che non conosce e che non comprende. Egli è felice di morire, offrendo se stesso all’amore.
“Fuori soffiava dolce il vento, tralalalalla tralallaleru, ma lei fu presa da sgomento, quando lo vide morir contento. Morir contento e innamorato, quando a lei nulla era restato, non il suo amore non il suo bene, ma solo il sangue secco delle sue vene”.
Il confine tra dono di sé e annullamento
La canzone ci offre un’immagine estrema e poetica di ciò che succede quando un amore è pericoloso e distruttivo. Amore che impoverisce invece di arricchire. Amore che propone l’annullamento di sé in virtù di un apparente equilibrio.
Possiamo avvalerci della rappresentazione del cantautore genovese per mostrare quanto sia importante imparare a “dosare” se stessi nella relazione, in maniera da non svuotare la nostra identità, perdendoci. È bene prendersi cura dell’altro e delle sue richieste, tuttavia occorre dare uguale, se non maggiore, priorità a quelli che sono i propri bisogni.
Il tutto senza diventare egoisti. Ed usando la frase di una mia canzone, concludo:
“Ed è l’eterno bivio fra libertà e catene, ed è l’eterno equilibrio, fra mente e cuore”.
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