Negli articoli precedenti, abbiamo posto l’attenzione su alcune delle sane difese che la dipendente affettiva può mettere in campo nel corso della sua trasformazione, quali raggiungere la consapevolezza della sua unicità e la fiducia in sé stessa e, di conseguenza, nell’altro.
Tra le sane difese, il riconoscimento dei propri bisogni riveste un ruolo fondamentale, poiché è attraverso la conoscenza e l’amore per noi stessi che possiamo poi conoscere e amare gli altri per quello che sono, ed instaurare soddisfacenti relazioni.
Come Arabella nel libro “La principessa che aveva fame d’amore” ha dovuto fare diversi tentativi per produrre un pane gustoso capace di nutrirla e divenire la regina del suo cuore, così ognuno di noi è alla ricerca della propria speciale ricetta ed è necessario darsi tempo per scoprirla.
Andando oltre i confini che ci siamo creati per non soffrire ancora, possono esserci grandi sorprese e nuove opportunità: occorre solo il coraggio di osare, innaffiando giorno dopo giorno il nostro seme per darci un’occasione di maturazione.
Tuttavia, il percorso verso questa direzione è piuttosto lungo e faticoso e la sua ricetta articolata: ascolto, pazienza, umiltà, solitudine, presenza, responsabilità sono solo alcuni degli ingredienti coinvolti per partorire il seme di una nuova vita.
La metafora del seme della nuova vita è, a mio avviso, egregiamente sviluppata nell’albo illustrato “Sem il piccolo seme” di Alessandro Gigli e Teresa Mulet (Federighi Editori).
Sem è un piccolo seme che abita in un mandarino. Il suo mondo è lo spicchio in cui vive, che lo rassicura e gli fa solo trasparire le esterne sfumature verdearancioni, limite invalicabile dei suoi orizzonti.
“Questo è Sem, piccolo seme, nel suo mondo nulla teme, tutto solo non si cruccia, ben protetto dalla buccia, giorno e notte si trastulla, nel suo spicchio, dolce culla.”
Le nostre zone di confort ci permettono di rilassarci ma, a lungo andare, possono trasformarsi in gabbie in cui non ascoltiamo i nostri veri bisogni ma le paure che ci stanno dietro, e non agiamo verso la nostra evoluzione.
“Ormai sono maturo, ho conosciuto altri semi, ed esplorato il mondo, da qui a la’, sopra e sotto, cos’altro può esistere e dove?”