Mattia l'Aggiustacuori
Mattia, nel suo laboratorio, aggiusta cuori: scalda i cuori gelidi e ricuce quelli infranti. E modella cuori: cuori teneri, di marzapane, trasparenti, di cristallo. Quando giunge la primavera, Mattia va a fare visita alla sua “amata” Beatrice con un cuore sottobraccio.
“Mattia fabbrica cuori per lei, perché Beatrice un cuore non ce l’ha”.
Ma la ragazza non lo considera, dimentica il suo regalo su una mensola e freddamente lo congeda dalla finestra. Così Mattia ritorna al suo laboratorio con il petto un pò più vuoto perché in ogni cuore che lui dona nasconde un pezzo del suo.
Quando ci doniamo senza misura, cediamo gratuitamente parte del nostro cuore e, inevitabilmente, ci sentiamo svuotati e privi di linfa vitale: moriamo emotivamente. Proprio come accade all’aggiustacuori che, in una notte di autunno, quando sta per finire l’ennesimo regalo per Beatrice, si accorge che gli rimane solo un minuscolo frammento di cuore e se ne priva.
La primavera seguente, Beatrice, non ricevendo la sua visita, lo va a cercare nel suo laboratorio e lo trova riverso su una sedia, immobile e con il petto vuoto. Spaventata, corre a prendere tutti i regali che Mattia le aveva portato negli anni e, mandandoli in mille pezzi, recupera i resti del suo cuore, che si trovano all’interno, e inizia a ricomporli nel suo petto.
Questa donna fredda e indifferente compie finalmente un gesto di gratitudine nei confronti del ragazzo: l’amore può scaldare anche i cuori più duri!
Ma non appena lui si riprende, lei se ne va sbattendo la porta esortandolo a non provocarle più un tale spavento. E la primavera successiva, nuovamente Mattia porta un cuore a Beatrice che lo accetta con poco entusiasmo e, senza dire nemmeno grazie, lo abbandona sulla mensola. Ma questa volta lo saluta dalla finestra con un cenno di sorriso perché, nel rimettere insieme il cuore di Mattia, la ragazza ne ha tenuto un pezzetto per sé.
“Grazie a quel pezzettino, Beatrice ha imparato a sorridere da dietro le finestre e, da allora, ogni primavera aspetta il ritorno di Mattia“.
Il sacrificio non fa amare se stessi, e quindi nemmeno gli altri
Questa storia di reciproca dipendenza, ci insegna a mantenere sveglia la consapevolezza sui nostri bisogni, senza dimenticare anche quelli che sono i nostri doveri, primo fra tutti quello di amare e manifestare la nostra vera natura.
L’amore è l’unica soluzione e l’unica via. Per tutti.
Come riporta lo psicologo Osvaldo Poli nel libro “La mia vita senza di me” (di cui consiglio vivamente la lettura):
“È facile immaginare che nel Giudizio finale la domanda a cui ognuno dovrà rispondere sarà: Che ne hai fatto di te stesso, dell’identità che ti era stata affidata per un ben preciso compito?”
Onoriamo quel compito e prendiamoci la responsabilità della nostra realizzazione! Con Amore!