Il cammino verso la Città della Pace
Suggerisco di leggere questo racconto ascoltando il brano “Onde” di Einaudi di cui il video qui sotto! Avviatelo prima di ricominciare a leggere!
“C’è un eroe dentro ognuno di noi. C’è un eroe che aspetta di uscire per compiere il suo cammino. È importante riconoscerlo e farlo vivere. Quando decidi di salire, la volontà deve essere salda, sfidi il tempo e il sole che ti brucia la pelle. Quando scorgi davanti a te tutti i gradini, la tua parte oscura ti dice “farai fatica, sarai stanco, soffrirai”. Ma tu sai che è giunta l’ora. E parti.”
Percorro i primi 100 gradini. Il mio passo è agile e scattante. Mi sento motivata e in forze. Poi avanzo e sento la prima goccia di sudore, la seconda e altre 100, 1000. Le ortiche mi pizzicano i piedi stanchi e il bruciore mi entra nella pelle. Il cuore batte. Le resistenze sono forti. Inizia il combattimento interiore.
Poi la natura mi regala un’immagine e inizio a comprendere il senso del cammino. La dipendenza mi si mostra davanti quasi a voler rendere visibile l’invisibile.
Il viso di questa donna bellissima dai delicati capelli e dai lineamenti dolci, è triste. Aggrappata a questo ramo, che pare salvezza, ha creato la sua prigione.
“Ciò a cui ti aggrappi, da cui dipendi, ti schiaccia, non ti permette di esprimere il tuo corpo, la tua bellezza, la tua vita. Stai lì per paura di lasciare qualcosa che hai già perduto. Cerca di restare sveglia. “
Comprendo che l’Amore Sano è la lezione più grande da digerire, costa fatica, impegno, volontà, ma la ricompensa è grande, ed è una ricompensa duratura, che colma il cuore.
Proseguendo il cammino, la natura mi mostra un’altra immagine chiara: la nostra dualità.
Tutto ciò che abbiamo realizzato è perfetto. Faceva parte del nostro percorso. Anche le cadute, anche le ombre. Ad ogni passo consapevole ci avviciniamo sempre più alla luce. Accettiamo ciò che siamo stati perché era necessario passare di lì per essere ciò che siamo ora, in questo preciso momento.
“Buio, luce… Il buio ci svela la luce. Dietro un’ombra c’è sempre il sole. Accettiamo la nostra ombra perché è parte del nostro percorso per risplendere”.
Il sudore è un rivolo sul corpo. La mente spacca tutti i confini per andare avanti.
E, finalmente, giungo alla rocca. Mi guardo intorno. Il panorama è mozzafiato.
“Sei arrivato alla tua fortezza, dove custodisci il tuo tesoro più grande, il tuo cuore. Tutto intorno è bellissimo. Tutto è perfetto. Il panorama è speciale, ma sono gli occhi che sono cambiati. Tutto quello che hai vissuto è perfetto. Lascia cadere le catene”.
Le catene che ci hanno bloccato, che noi stessi abbiamo fabbricato, possono essere tagliate se vogliamo vivere liberi.
Le emozioni si quietano e ci permettono di vedere con altri occhi la realtà.
Poi il mio occhio cade su un fiore che si innalza, laddove tutto è stato tagliato.
“Tieni ben lucida la volontà. Puoi fiorire anche nell’incertezza, quando tutto è perduto. Per fiorire e rinascere occorre accettare anche la morte”.
Per rinascere a “nuova vita” occorre accettare la morte di una parte di noi.
Ringraziamola e lasciamola andare.
È un passo decisivo per darsi una nuova opportunità.
Proseguendo, entro nella fortezza.
“Respira. Il vento solletica i capelli. Sei in alto. Dall’alto tutto appare così piccolo. Quello che poco fa sembrava imponente, importante, ora non è altro che un granello rispetto all’infinità che qui si respira. Le feritoie, testimoni di antiche battaglie, lasciano intravedere l’infinito.
Le rocce, ben strette le une alle altre, permettono questa forza. Siamo legati, ma liberi”.
Vedere “dall’alto”, cambiando prospettiva, ci permette di donare a tutto il giusto valore, anche alle relazioni. Possiamo essere liberi pur essendo legati agli altri.
È meraviglioso! È liberatorio!
Le cicatrici che portiamo addosso sono solo “ferite di guerra”: possiamo andare oltre, verso l’infinito.
“Le stanze trasudano di battaglia. Verso chi poi? L’unica vera battaglia è verso noi stessi. Da secoli gli uomini combattono fuori da loro, ma la vera battaglia è dentro”.
Il fresco mi ristora il corpo. Scavo nei labirinti della mente. Posso ancora salire.