La fiaba “Il giardino dell’anima”, contenuta nel libro “Foto/grammi dell’anima” di Massimo Bisotti, edito da Mondadori, di cui di seguito riporto l’esordio, ci permette di conoscere un personaggio che fa parte integrante della vita della dipendente affettiva: il partner con personalità narcisista (in questo caso si tratta di una narcisista, l’ape regina).
“Fiera e imperturbabile, l’ape regina sedeva sul suo trono, respirava il polline giornaliero e dirigeva tutte le piccole api operaie che aveva al suo servizio. Non si scomodava mai, l’unico volo che faceva era quello del mattino, per sgranchire le sue zampette regali. Dopodiché tornava sul suo trono, specchiandosi nel riflesso dei raggi che il sole spediva sui braccioli della regale poltrona.
L’orgoglio e la tracotanza erano maestri di musica che dirigevano puntualmente ogni suo suono, ogni suo movimento, ogni suo ordine. Nel palazzo era temuta, rispettata e mai contraddetta. Tutti sapevano che il suo vizio principale era quello di mandare al patibolo chiunque avesse osato trasgredire a una sua regola.
I poveri fuchi venivano utilizzati esclusivamente per il suo sollazzo.”
La personalità narcisista e la Dipendenza Affettiva
Non è un caso definirlo proprio un “personaggio”, poiché il narcisista nasconde la sua vera identità per sentirsi migliore, superiore agli altri, e costruisce un’immagine fuorviata di sé, apparentemente forte. Naturalmente la manifestazione della forza e della superiorità si nutre del confronto inferiorizzante con gli altri.
La persona con personalità narcisista ha, infatti, bisogno viscerale di qualcuno da schiacciare o da denigrare, perché solo così potrà essere confermato il suo valore. Cerca ammiratori, non vere relazioni. La sua sensibilità verso il dolore altrui è anestetizzata e il suo rapporto con i più bisognosi è fondamentalmente sprezzante.
In realtà è anche lui/lei profondamente bisognoso e la maschera che indossa è quella del controllore. Il narcisista nasconde la sua personalità e soffre di una profonda ferita di tradimento: tradisce sé stesso e, di conseguenza, tradisce gli altri.
È costruito, e per questo emotivamente instabile: alterna momenti di euforia, in cui si sente fortissimo, ad altri, in cui si sente debolissimo, senza comprenderne i motivi. La mancanza di autenticità lo priva dell’equilibrio.
La dipendente affettiva è profondamente attratta dalla personalità narcisista perché questo incarna un’idea di perfezione con cui lei vorrebbe fondersi. Il narcisista è a sua volta un dipendente affettivo che ha “risolto” l’abbandono alla radice, negando dentro sé stesso il bisogno dell’altro.
In questo modo si protegge dalla paura di essere abbandonato e si comporta come non avesse bisogno di niente e di nessuno. Manipola e controlla gli altri e non si pone mai in una relazione di intimità.
Il rapporto dipendente/narcisista è un incastro patologico in cui chi ha disperato bisogno di essere amato, ma non si ritiene degno di esserlo, crea un legame con chi può offrire solo briciole d’amore, in cambio di sottomissione.
Dipendente e narcisista rimettono in scena i ruoli che hanno giocato da sempre nella loro vita e solo se decidono entrambi di crescere possono trasformare il loro rapporto in una relazione sana e adulta.
Nella storia “Il giardino dell’anima”, l’ape narcisista fonda il suo potere sugli altri, i soggetti passivi che ha intorno, che sono spettatori ammiranti della sua illusione di onnipotenza. Non si concede mai completamente e seduce i fuchi per il suo solo e puro divertimento: nulla di più. Poi li fa uccidere affinché non rivelino di lei particolari intimi. Non prova empatia, non è amorevole, né le interessa stabilire una intimità reale perché ne ha paura.
Una sera, mentre l’ape è intenta a provare degli abiti senza essere per nulla soddisfatta del risultato (è un’ape molto arrogante e viziata), scorge nel suo giardino un fuco sdraiato sotto un albero che si gode il silenzio. L’ape, incuriosita, lo fa chiamare con l’intento di sedurlo, ma il fuco si rifiuta di raggiungerla non avendo intenzione di vivacizzarle la serata nel modo da lei prescelto.
Le fa sapere, però, che sarebbe disponibile ad accompagnarla a visitare “il giardino dell’anima”.
“Le venne in mente che questo giardino dell’anima non l’aveva mai visitato e si stupì del fatto che qualcuno conoscesse un posto a lei segreto. Pensò che avrebbe potuto rimandare l’uccisione del fuco e che, per ora, assecondarlo avrebbe potuto venirle utile per spezzare la noia della serata”
L’ape si presenta al fuco per conoscere questo luogo, convinta che dovrà camminare a lungo per raggiungerlo. Ma il fuco la invita “solo” a chiudere gli occhi.
Quando l’ape li riapre, si trova in un giardino incantato, bellissimo, con tantissimi fiori luminosi. L’ape è profondamente stupita di tale meraviglia. Il fuco la invita a sentire ciò che questo luogo le suscita, e per la prima volta l’ape mette da parte il suo orgoglio e gusta il prezioso nettare dei fiori senza reciderne lo stelo.
“I fiori sembravano felici e la regina provò una sensazione mai avvertita prima di allora. Non riusciva a spiegarsi cosa le stesse accadendo; lasciò lo stelo del fiore. Il fuco le disse: “Brava, lascialo vivere. Prendineil succo, ma non la vita”. La regina in quel momento provò uno strano compiacimento del tutto diverso da quello che giornalmente provava nel poter scegliere sempre ogni cosa. Avvertì un sussulto particolareche proveniva dal petto.”
L’ape, grazie al fuco, comincia a vedere con altri occhi: quelli del cuore. Fidandosi di ciò che sente, comprende che la felicità è fatta di piccole cose e che in esse è nascosta la vera natura degli esseri viventi.
Insieme, l’ape e il fuco bevono miele e cantano a squarciagola trascorrendo momenti magnifici in compagnia delle cicale.
“L’ape pensò che il fuco sarebbe divenuto un buon re, pensò che lei avrebbe voluto sposarloe tenerlo persempre con sénel suo castello. “Non voglio essere re”, il fuco si espresse così in tutta la sua lucentezza. “Come hai fatto a leggere il mio pensiero?”, esclamò l’ape sbalordita. “Abbandona questa materialità, corri oltre il tuo castello e il tuo denaro. Abbraccia il sentiero dell’animae vedrai che anche tu riuscirai a leggere dentro di te e dentro gli altri.”
L’unica via affinché l’ape possa uscire dal suo schema narcisista è quello di guardare dentro di sé, oltre i suoi limiti.
“L’amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L’amore deve avere la forza di attingere la certezza in sé stesso. Allora non sarà trascinato, ma trascinerà“ Hermann Hesse
Attività: una camminata riequilibrante
Quando cerchiamo qualcuno a cui aggrapparci, non ci troviamo nell’equilibrio e nella presenza. Siamo nella paura, non nell’amore.
L’attività che propongo a corredo della lettura dell’articolo è quindi una “semplice” camminata, un momento giornaliero che possiamo concederci di silenzio e di pace.
Camminare, senza un obiettivo preciso, quieta la mente, ossigena il corpo e ci permette di contattare la nostra spiritualità, osservando la perfezione della natura.
Possiamo scegliere se goderci il panorama o porre l’attenzione sui piccoli dettagli che incontriamo sul nostro cammino. Ci accorgeremo di quante cose non avevamo mai realmente visto con gli occhi del cuore.
Con questa pratica, il ripristino del nostro equilibrio è assicurato.
E porteremo luce anche alla nostra capacità di amare.
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