Attraverso la canzone “Siamo l’esercito del Selfie”, di Takagi & Ketra feat Arisa e Lorenzo Fragola, voglio parlarvi di un argomento molto importante, poiché questa canzone descrive una dipendenza: si parla di Dipendenza da Social, o da smartphone, un fenomeno globale e diffuso, che riguarda un pò tutti noi…
La Dipendenza da Social in “Siamo l’esercito del Selfie”
Come anche altri tipi di Dipendenza, quella da social, viene spesso sottovalutata o ritenuta innocua. Eppure, come canta la canzone
Siamo l’esercito dei selfie, dove non c’è campo, poi vai fuori di testa, come l’altra volta”
la Dipendenza da social è una questione da non prendere tanto alla leggera.
Infatti, secondo un recentissimo studio effettuato dal Royal Society for Public Health, ci sarebbe un aumento costante di casi di giovani che risultano essere in uno stato di Dipendenza da social avanzato.
Questo perché l’adolescenza è una fase di sviluppo importante, nella quale si costruisce l’autostima e si forma il carattere. Ed è proprio in questa delicata empasse, che fa breccia la Dipendenza da Social. Lo studio ha anche rilevato alcuni comportamenti dannosi, come l’aumento dell’ansia e della depressione, o ancora l’assenza di sonno, dovuta alla paura di “non esserci”, la paura di non essere connessi “Fear of Missing Out” . Pare quindi che le ore di sonno vengano sacrificate per controllare la vita parallela sui social.
Internet ha certamente rivoluzionato il modo di interagire, ha creato opportunità, possibilità e connessioni sempre più efficienti, tuttavia, le conseguenze negative sono sempre più evidenti. Una di queste, l’illusione di diventare famosi o avere successo, grazie ai
“Like a un altro post”
Misurarsi in base a quanti like si ricevono, non è solamente una trappola per giovani, ma anche per adulti. Infatti, porta lentamente alla convinzione che la vita vera sia quella dei social, ed è proprio in quel mondo virtuale che sembrano accadere le esperienze più significative.
Il “Vuoto”: principale causa delle Dipendenze, anche da Social
Il Vuoto affettivo, di cui parla molto approfonditamente la Dott.ssa Maria Chiara Gritti, nel suo libro, edito da Sperling & Kupfer, “La Principessa che aveva Fame d’Amore”, è una delle principali cause dello sviluppo della Dipendenza da social.
Infatti, è proprio il Vuoto affettivo ad ingenerare insicurezze e bisogno di approvazione. Il mondo virtuale sembra rispondere a questo bisogno in modo apparentemente soddisfacente. Ma non senza controindicazioni.
Certo, il mondo virtuale è di facile accesso, ma non è da sottovalutare che ognuno può rimandare un’immagine di sé costruita, alterata e non sempre corrispondente alla realtà. Lo stesso vale per le emozioni. La gioia viene esaltata all’eccesso.
La rabbia esasperata, si vedano i famosi leoni da tastiera, e, come canta la canzone, manca un vero confronto, anzi, un contatto
“Ma non abbiamo più contatti […] Ma tu mi manchi in carne ed ossa”.
Il mondo di internet, dei social, delle chat, rimane numinoso…, non autentico.
Rapporto Reale vs Ideale Sociale
Nel testo della canzone, sembrano in opposizione due modus vivendi, uno più reale, connesso alla natura e al sentimento
“Se ti suono un po’ il banjo […] Hai presente la luna il sabato sera […] Hai presente le stelle?”
l’altro invece sembra prediligere una vita di successo sociale, e, inevitabilmente, trendy:
“Ma se ti porto nel bosco… Mi dici portami in centro!”.
In sintesi, da una parte coloro che prediligono valori come l’Amore, le relazioni, i rapporti reali, dall’altra chi rincorre un ideale sociale, basato sul successo nel mondo dei social, che si misura proprio in base al numero di followers acquisiti.
Il passo è brevissimo: si rimette la valutazione del propria persona al mondo virtuale. Per i giovani questo è un terreno minato, nel quale non possono e non riescono ad avere risposte oggettive e sensate sul proprio valore. In una fase nella quale sono portati per natura ad allontanarsi dalle figure di riferimento, c’è il rischio che possano perdersi o essere vittima di violenza, cyberbullismo (bullismo digitale), ansia, depressione e isolamento.
L’evoluzione tecnologica quindi avrebbe, secondo la canzone, indebolito le relazioni interpersonali. E non è tutto, sembrerebbe che chi predilige una vita più semplice, fatta di sentimento, è
“Un depresso, uno che non sta nel contesto, che profuma di marcio”.
Nessuno vorrebbe sentirsi “fuori contesto”, emarginato, non al passo con i tempi, demodé. La paura di essere esclusi cresce e ne consegue il bisogno di essere “presenti”. L’esclusione dal gruppo è insostenibile. Il mondo virtuale, invece, promette proprio una collettività che illude di non essere mai più soli.
Ritrovare la comunicazione nella quotidianità, e qualche selfie non guasterà!
Oggi si guarda un pò il mondo da un oblò, per citare un’altra famosa canzone; e questo oblò, potrebbe essere proprio lo smartphone.
Nella canzone si dice
“Hai presente la luna il sabato sera, intendo quella vera”
Sembra quasi voler sottolineare che il mondo virtuale abbia superato quello reale. Ed in effetti, chi soffre di Dipendenza da Social, è un pò vittima di questo strano meccanismo, che sposta la visione del mondo, da reale a virtuale.
Il mondo si osserva e si percepisce attraverso lo smartphone:
“Siamo l’esercito dei selfie, di chi si abbronza con l’iPhone”.
Al mare si va con lo smartphone,si fanno foto di continuo. Si fotografano gli amici, la crew, l’aperitivo, il piatto.
Sembra quasi che la sublimazione del momento venga raggiunta mentre si posta la foto
“Ma non abbiamo più contatti (reali) soltanto like a un altro post”.
Sembra più importante essere presenti sui social (mondo virtuale) che presenti nella vita vera.
Infatti, sempre più spesso ci ritroviamo ad osservare gruppi di persone che a cena non interagiscono fra loro, ma anzi, silenziosamente scorrono, in modo automatico e quasi annoiato, le home dei principali Social Network, spegnendo, per quel momento, la vera comunicazione.
La canzone sembra volerci spronare ad un maggiore contatto con la realtà. Alla riconquista di una comunicazione autentica e all’importanza di voler coltivare relazioni sincere, semplici, fatte di dialogo
“E se ti parlo di sesso, carta forbice o sasso, dici che sono depresso”.
Si intende forse dire che la nostra epoca, sempre più frugale nella sua quotidianità e fragile nell’ascolto dell’emotività, necessiterebbe più romanticismo ed un ritorno all’empatia, alla voglia di condividere e di condividersi, con autenticità.
Se riusciamo a ripristinare una comunicazione sincera e leale, un ritorno ai valori sani e volti al rispetto di Sé e della comunità, allora qualche selfie di certo non guasterà!
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