Questo che ho sintetizzato è il viaggio che compie la mamma protagonista del quaderno illustrato “L’Angelo dell’Amore” (Verbavolant Edizioni), da me realizzato insieme a Clelia Colombini, che ne ha curato le illustrazioni.
La storia narra di una mamma che vive un momento di difficoltà, e non sa come risollevarsi. Ma l’amore e il conforto dei suoi figli la aiutano a superare questo particolare passaggio, per riscoprire il suo valore e il suo splendore. Si tratta di un percorso di amore per sé stessa.
L’Angelo dell’amore è anche la mia storia di madre
“L’Angelo dell’amore” è la prima storia che ho scritto, parecchi anni fa, e che ha visto la stampa molto tempo dopo, quando la tempesta era finita, quando non ero più dentro al turbine, ma testimone di ciò che era successo dentro di me. “L’Angelo dell’amore” è la mia storia.
Affrontavo un momento di grande confusione: la mia relazione ventennale era al capolinea e avevo perso ogni riferimento dentro me stessa. Ho due figli e in quei momenti era molto difficile prendermi cura delle loro esigenze, perché sentivo forti solo il dolore, la frustrazione e l’apatia.
Anche il mio corpo era irriconoscibile: magro, scavato, quasi a rendersi invisibile al mondo.
È stata una prova molto dura perché in me si insinuavano sensi di colpa per ciò che non riuscivo a fare, per le cure che non riuscivo a portare ai miei figli, per le insicurezze che vivevo.
Quando un genitore non si sente stabile, prendersi cura dell’altro in modo sano diventa molto difficile.
Ma ricordo, con grande precisione, che quello è stato il momento in cui ho sviluppato la fede, la fiducia in qualcosa di superiore, che non mi ha più lasciata. Anche se fuori era tutto “nero”, dentro di me avvertivo che il lume non si era spento, che la mia anima, nonostante gli stenti, era ancora viva. E sapevo, con certezza, di essere accompagnata da “qualcosa” che mi stava indicando esattamente la via da seguire.
Nella storia i bambini osservano la loro mamma, ma non la riconoscono e si chiedono quale sia il motivo della sua condizione. Ciò che osservano in lei i due piccoli è la tristezza.
“Mi sembra una luce spenta…un fiore appassito…mi chiedo perché…Cosa le sarà successo?
“Mi sembra un arcobaleno senza colori…un pianeta disabitato…mi chiedo perché…Cosa le sarà successo?”
Come è arrivata fin qui questa donna? Semplicemente ha perso sé stessa lungo gli anni, le responsabilità, i doveri. Si è annullata.
È bene porre molta attenzione alla nostra strada e farsi domande lungo il cammino, essere presenti.
Io dove sto andando? Sto realizzando me stessa al di sopra di tutto il resto?
Quello che la mamma sente, è un forte bisogno di riposare, di scaricare il proprio dolore.
Ma sente anche che il suo cuore è ancora vivo, che non la abbandona.
“…il suo cuore batte forte…”
Anche quando siamo nella notte più buia dell’anima, siamo accompagnati. E se ascoltiamo nel profondo, possiamo scorgere un senso molto più grande rispetto al nostro vissuto, un disegno che appare solo dopo attenta osservazione.
I bambini si chiedono cosa possono fare per aiutare la loro mamma. E a quel punto inizia la magia.
Con la creatività che è tipica dei bambini, piano piano avviene il miracolo.
L’amore cura ogni ferita ed è la chiave per la rinascita di ognuno di noi.
“Sono trascorsi tre anni e la nostra mamma è bellissima…ci fa il solletico, balla e canta…”.
In questo tempo, sono avvenute tante cose. Si è trattato di un interessante percorso di sperimentazione in cui la mamma riscopre le sue potenzialità, fino a riconoscersi regina di sé stessa
…e a ritornare ad essere… “L’Angelo dell’Amore”!! …quello che è sempre stata!!!
Ciò che ho appreso dal mio vissuto raccontato in questa storia, è che molto importante non perdere di vista la nostra vera natura, condividere il viaggio della vita con persone affini a noi in valori, creatività e sogni, mantenere il nostro spirito bambino e comunicare costantemente con il nostro cuore.
Questi sono i miei ingredienti per una vita serena e libera.
Suggerimenti utili per genitori in difficoltà
L’importanza di amarsi come genitori
Se non siamo in grado di splendere al di fuori di noi, significa che non ci amiamo completamente dentro di noi.
È così difficile ricordarci di splendere semplicemente perché nessuno delle nostre figure di riferimento ce lo ha insegnato. Se i nostri genitori non sapevano come potersi amare e come valorizzare i propri talenti sarebbe stato per loro impossibile insegnarlo a noi. L’incapacità di amarsi nasce da lontano e viene tramandata di generazione in generazione: è difficile apprendere qualcosa che nemmeno i nostri punti di riferimento conoscevano.
Ma sta a noi il lavoro, ora: abbiamo il dovere di mostrare la meraviglia che siamo, in particolare in un momento come questo in cui molti di noi si sono persi.
Questo dovere lo abbiamo ancora di più se siamo, a nostra volta, genitori. Se siamo consapevoli degli schemi fuorvianti che mettiamo in atto, possiamo cambiare il destino nostro e quello delle generazioni a venire.
E come possiamo farlo? Da dove possiamo partire?
- Migliorando la conoscenza di noi stessi. Osservando cosa ci piace, cosa nutre profondamente la nostra anima, cosa ci fa emozionare e cosa ci fa portare rispetto per la perfezione che portiamo in noi. Anche umilmente chiedendo aiuto, se necessario.
- Superando la paura dell’abbandono. Se le nostre radici non sono così solide e abbiamo sviluppato dipendenze, possiamo curare la nostra ferita con delicatezza e con amore, fino a sentire che siamo sempre accompagnati nel nostro cammino e nessuno ci abbandonerà più se noi non abbandoniamo noi stessi.
- Sviluppando fiducia. Nonostante abbiamo sperimentato stili di attaccamento disfunzionali, possiamo imparare ad avere fiducia, possiamo imparare ad appoggiarci sul nostro vuoto per comprendere poi che quel vuoto è sempre stato pieno: di amore.
- Riscoprendo la nostra bellezza. Possiamo imparare ad amarci con tutte le nostre particolarità e al di là dei giudizi, con gentilezza e pazienza.
- Diventando autonomi. È fondamentale sviluppare la certezza che ce la possiamo fare anche da soli, che siamo in grado di provvedere alla nostra sussistenza, in autonomia.
Non lasciamoci spegnere e ricordiamoci di splendere
In questo tempo di caos, in cui stiamo perdendo tutti i riferimenti per rinascere poi a nuovi scenari, a nuove possibilità, la parola che mi risuona più spesso è splendore. C’è splendore dentro ognuno di noi, qualunque cosa accada.
Ma perché è così difficile ricordarci di splendere? E ricordarci della meraviglia che siamo, con tutte le nostre unicità, e manifestarla?
Il nostro percorso di crescita ci mette sistematicamente di fronte a tutte le opportunità per splendere, che noi chiamiamo “guai”, “sfortune” o incontri “sbagliati”. In verità, queste sono tutte possibilità di disvelare la Luce che portiamo dentro. Gli eventi che ci accadono sono solo strumenti di evoluzione. Per far risplendere la nostra anima spesso abbiamo necessità di seguire un percorso ad ostacoli, fatto di prove, di iniziazioni, che ci porteranno poi a riconoscere chi siamo in realtà.
Questo viaggio è oltremodo importante per chi manifesta dipendenze e si nutre di surrogati per non sentire il proprio vuoto, quindi, costantemente, ricerca la via più corta per la risoluzione dei propri dolori.
Ebbene: non esistono scorciatoie. Occorre affrontare le nostre paure, i nostri lati oscuri: solo così potremo manifestarci nella nostra pienezza.
Una dedica ai miei figli
Concludo con questa poesia di Mariangela Gualtieri che adoro, che ogni volta mi emoziona e che dedico ai miei figli, maestri di Amore.
“Bambina mia, per te avrei dato tutti i giardini del mio regno, se fossi stata regina, fino all’ultima rosa, fino all’ultima piuma. Tutto il regno per te.
Ti lascio invece baracche e spine, polveri pesanti su tutto lo scenario, battiti molto forti, palpebre cucite tutto intorno.
Ira nelle periferie della specie. E al centro ira.
Ma tu non credere a chi dipinge l’umano come una bestia zoppa e questo mondo come una palla alla fine.
Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e di sangue. Lo fa perché è facile farlo.
Noi siamo solo confusi, credi. Ma sentiamo. Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci di amare qualcosa. Ancora proviamo pietà.
C’è splendore in ogni cosa. Io l’ho visto. Io ora lo vedo di più. C’è splendore. Non avere paura.
Ciao faccia bella, gioia più grande. Il tuo destino è l’Amore. Sempre. Nient’altro. Nient’altro. Nient’altro”