Può capitare a volte alle mamme e ai papà, di sentirsi stanchi, svuotati, o semplicemente non adeguati al ruolo di genitore.
Le difficoltà dei genitori, e più nello specifico delle mamme, possono essere conseguenza di incomprensioni, stress, difficoltà quotidiane, ma nella maggior parte dei casi affondano le radici nel passato: esperienze infantili dolorose che ancora oggi, nel presente, si ripropongono, condizionando il benessere psicologico della persona che ne è colpita.
A sostegno di quanto detto, abbiamo scelto di commentare, la canzone “Sei dentro me” (di Phil Collins) cantata dalla madre adottiva di Tarzan, una gorilla di nome Kala, perché rappresenta l’amore materno nel suo aspetto più accudente e protettivo.
Io sono qui dai non piangere
Stringiti a me più che puoi
Io ti proteggerò non temere
Non piangere sono qua
Ci sono io e d’ora in poi
Fra le mie braccia al caldo dormirai
Il nostro nodo non si scioglie
Nessuno mai lo farà
Perché tu sarai, nel mio cuore se
Da adesso in poi per sempre ci sarai
Sei dentro me
E chi mi dice no
Non sa che ci sarai sempre
Sempre!(Phil Collins)
Accudimento e protezione: le risorse dell’amore materno
In questo brano viene raccontata la dimensione materna nei suoi aspetti più belli, l’accudimento e la protezione:
“Io sono qui dai non piangere, stringiti a me più che puoi, io ti proteggerò non temere, non piangere sono qua”.
Kala, la madre adottiva di Tarzan, lo culla dolcemente e vuole rassicurarlo esprimendogli tutto il suo amore. Desidera trasmettergli un affetto sicuro:
“Ci sono io e d’ora in poi, fra le mie braccia al caldo dormirai, il nostro nodo non si scioglie, nessuno mai lo farà”.
Esprimere amore e voler proteggere i propri figli sono naturali istinti genitoriali, tuttavia a volte sono minati dalle difficoltà intrinseche che il ruolo genitoriale indubbiamente comporta.
Basti pensare alle difficoltà riscontrate dal personaggio di Kala: il suo desiderio di maternità viene più volte minacciato, messo alla prova e giudicato. Nonostante questo, in lei non si spegne la volontà di amare e di seguire le proprie scelte:
“Sei dentro me, e chi mi dice no, non sa che ci sarai sempre, Sempre!”
Essere mamma e sentirsi sole: le difficoltà della funzione materna
Nel cartone animato, il personaggio di Kala vive momenti di grande difficoltà. Uno di questi è il confronto che ha con il compagno Kerchak.
Kala e Kerchak condividono il lutto di aver perso il loro cucciolo ucciso da un leopardo (lo stesso leopardo che ha ucciso i genitori naturali di Tarzan). Kala ne è distrutta e il suo desiderio di maternità rimane inespresso, finché un giorno non sente nella giungla un pianto che attira la sua attenzione.
Seguendo quella voce, trova il piccolo Tarzan e decide di adottarlo. Tuttavia, quando ritorna al branco per mostrare il cucciolo d’uomo, la reazione di Kerchak è chiarissima: il bambino non può restare.
Kerchak: “Non può sostituire ciò che abbiamo perso“
Kala: “Ma lui ha bisogno di me”
Kerchak: “Kala guardalo: non è come noi. Lo devi riportare indietro!”
Kala: “Ma morirà!”
Kerchak: “Se la giungla lo vorrà…”
Kala: “Io lo voglio!”
Kerchak: “Kala, non puoi mettere la famiglia in pericolo”
Kala (mostrando il piccolo) “Ti sembra pericoloso?”
Kerchak: “Era da solo? Ne sei sicura?”
Kala annuisce …
Kerchak: “Allora puoi tenerlo”
Kala: “Oh grazie!! Vedrai sarà un bravissimo figlio!”
Kerchak (interrompendola) “Ho detto che può restare, questo non fa di lui mio figlio”.
Questo confronto durissimo segna una frattura nel branco: da una parte Kala e il piccolo Tarzan, dall’altra Kerchak e gli altri gorilla.
Kala viene giudicata strana per la sua scelta sconsiderata. Nonostante questo, non si abbatte, anzi, la vediamo scegliere un nuovo albero, dove andare a dormire in compagnia del piccolo Tarzan, a cui canterà la famosa ninna nanna Sei dentro me…
Saper ascoltare il cuore: l’amore materno
Oggi può capitare alle mamme di sentirsi stanche, svuotate, nervose, e, per proprio per questo, di essere giudicate inadeguate, perché non rispondono, in quei momenti, ai canoni sociali. Proprio in quei momenti anche loro necessiterebbero di ricevere cure e affetto proprio come sono solite fare con i loro figli. Invece, sembra più facile credere che non siano delle brave mamme.
Nel film, Kala, viene vista come strana perché desidera adottare una creatura che non è la sua, e in aggiunta una creatura umana. Il branco si dimostra perplesso, il compagno addirittura arrabbiato. Tuttavia, Kala vuole tenere il bambino.
Questo dimostra una sua risorsa importante: la capacità di connettersi alla sua dimensione materna.
Una mamma come Kala sa seguire il proprio intuito e compie scelte dettate dal cuore e da ciò che sente essere la cosa giusta. Adottare il cucciolo rimasto orfano è la cosa giusta, abbandonarlo poiché diverso non lo è. Kala si ritrova a dover scegliere fra ciò che le suggerisce l’istinto – tenere Tarzan – e ciò che si aspettano da lei – riportare il bambino indietro. Sceglie di non abbandonare il bambino, anzi, di accoglierlo nella propria vita e di offrirgli l’amore materno e conforto.
Il suo istinto la guida e le dice di fidarsi. Anche quando Tarzan, una volta adulto, involontariamente, conduce i bracconieri dai gorilla.
Kerchak la condanna per questo, giudicandola e facendola sentire sbagliata. Ma ancora una volta lei ascolta il suo cuore e riesce a credere in quel figlio che ha sempre considerato come proprio.
E infatti, alla fine del film Tarzan riesce a sconfiggere i bracconieri, anche se è troppo tardi: Kerchak è stato colpito gravemente. Ed è proprio in questo momento che lo chiama a sé, e, in fin di vita, gli chiede perdono per non aver capito che lui era sempre stato parte della famiglia…
Comprendiamo allora che gli sforzi e i sacrifici di Kala sono stati ampiamente ripagati e che l’amore di una madre può superare qualunque difficoltà.