Recentemente mi è capitato di guardare la serie TV firmata Netflix, “Baby”.
Diretta da Andrea De Sica trae ispirazione dallo scandalo scoppiato qualche anno fa in uno dei più bei quartieri di Roma: i Parioli. Parliamo delle “Baby squillo dei Parioli”, così sono state definite durante il processo, le due ragazzine, non ancora maggiorenni, entrate a far parte di un pericoloso giro di prostituzione minorile.
Perché due minorenni della “Roma Bene”, nate in contesti agiati, con la possibilità di frequentare le migliori scuole, dovrebbero prostituirsi?
Baby: la serie che racconta le difficoltà dell’adolescenza
Sembra essere questa la domanda che ha dato luce e forma alla serie. Infatti, Baby non sembra voler denunciare il fatto o giudicarlo da un punto di vista morale, bensì raccontare la storia dal punto di vista dei ragazzi. Uno sguardo sentito e sofferente di chi, come noi, si è sentito solo e spaesato in uno dei momenti più difficili della vita: l’adolescenza.
Mi è capitato di leggere alcuni articoli riguardo al caso di cronaca e la tendenza è quella di credere che le ragazze fossero semplicemente annoiate e desiderose di provare qualcosa di nuovo, o ancora bramose di soldi e ricchezza.
Questo non è da escludere in assoluto, ma, vista la complessità dell’essere umano e della vita stessa, vorrei portare l’attenzione su alcuni fattori che potrebbero dimostrarsi determinanti nelle scelte compiute dalle due protagoniste: Chiara e Ludovica.
Chiara e Ludovica: due ragazze sole
Chiara, è una ragazza silenziosa e introversa, figlia unica di genitori separati in casa, vive in una sorta di acquario, così lo definisce, nel quale il silenzio avvolge ogni emozione e dove le bugie, usate per proteggere l’immagine di un’apparente famiglia felice, sembrano l’unica comunicazione possibile.
La situazione di Ludovica è differente. Abita con la madre, con la quale ha un rapporto morboso e simbiotico. I genitori sono separati e il padre predilige la sorella e teme che Ludovica sia succube della madre. Effettivamente madre e figlia hanno lo stesso taglio di capelli e la madre spesso si comporta come una ragazzina, tanto che a volte è difficile distinguere chi delle due sia l’adolescente…
Guardare la serie Baby, mi ha riportato indietro nel tempo e fatto rivivere alcune sensazioni tipiche di quel periodo: l’insoddisfazione, la solitudine, il sentirsi incompresi, le difficoltà relazionali in famiglia e a scuola, il desiderio di evasione, la paura dell’ignoto…
Sarebbero moltissime le tematiche da sviluppare da un punto di vista psicologico, tuttavia, in questo articolo cercheremo di concentrarci maggiormente su due aspetti:
- i contesti familiari disfunzionali come origine del disagio
- la sessualità usata come surrogato per sentirsi forti
Contesti familiari disfunzionali come origine del disagio
L’ambiente in cui cresce Chiara è quello di una famiglia fredda: non c’è comunicazione, se non per brevi scambi di circostanza.
Il valore da salvaguardare è l’apparenza e quini l’opinione pubblica. Chiara cresce nell’indifferenza dei genitori e perciò senza essere ascoltata, compresa o riconosciuta.
I genitori sembrano molto assorbiti dai loro problemi tanto da non avere tempo da dedicare alla figlia. Si preoccupano per lei solo da un punto di vista normativo e sono presenti economicamente, ma incapaci di esserlo affettivamente. Non le fanno mancare nulla, tuttavia, secondo il loro sistema familiare, le insegnano che i soldi sono un mezzo per raggiungere la felicità. In aggiunta, le nascondono di essere separati in casa, e quando lei lo scopre, la colpevolizzano facendole credere che è stata una scelta volta alla salvaguardia della sua serenità, facendola sentire bambina, e quindi incapace di cogliere le dinamiche del mondo dei grandi. In questo modo, Chiara si sente tradita e in colpa, ma non solo, comprende che non può più fare affidamento alla parola data degli adulti.
Nel sistema familiare di Ludovica invece vengono rappresentati altri tipi di lacune. Da una parte c’è un padre assente, quasi un fantasma, che provvede unicamente ai doveri legali del mantenimento della figlia; dall’altra una madre instabile affettivamente, che frequenta ragazzi più giovani che si approfittano di lei e dei suoi soldi, e che desidera a tutti i costi avere un rapporto di complicità con la figlia, poiché questo la fa sentire amata e giovanile.
Il comportamento della mamma di Ludovica, Simonetta, è quello della mamma amica che invece di sostenere ed accompagnare la figlia nel suo percorso di crescita, si appoggia a lei completamente: affettivamente giocando il ruolo della vittima, ed economicamente – lo vedremo in seguito – accettando i soldi che Ludovica le passa, senza indagare da quale fonte provengano. Poiché la madre non è indipendente economicamente, il valore da salvaguardare è quello della sicurezza economica. Per cui Simonetta è disposta a sacrificare ogni cosa: sentimenti, moralità e il suo ruolo di madre.
Le famiglie di Baby a confronto
Entrambi i contesti familiari sono disfunzionali; tuttavia, nella serie Baby verrà mostrato come una madre instabile ed ambivalente, del tipo Simonetta, sia comunque capace di trasmettere alla figlia – ad intermittenza – affetto e amore. Mentre un contesto familiare del tipo di Chiara, votato al silenzio e alla difesa delle apparenze, avrà un impatto più negativo sulla ragazza, la quale si sentirà invisibile e desiderosa di uscire fuori dal seminato, percepito come una gabbia dorata, per poter finalmente compiere una scelta personale e individuale: “Una scelta solo mia”.
La sua è una risposta estrema. Un gesto che ribalta le strutture e gli insegnamenti ricevuti. Chiara desidera rovesciare un sistema interno che reputa deludente e fallimentare, illudendosi che il suo opposto – il malaffare, le situazioni estreme, la distruttività e la criminalità – possano essere una via di fuga possibile e che per una volta la fanno sentire adulta.
Ma non solo, il contesto familiare d’origine ha stimolato in lei un senso di profondo abbandono di sé che si traduce in un’apatia costante – una infelicità cronica, simile alla silenziosa sofferenza dei suoi genitori.
Contrariamente a Chiara, invischiata in un’apatia che la sommerge, Ludovica è frizzante, entusiasta della vita e nulla sembra fermarla! Ha l’argento vivo addosso e ricerca con tutta sé stessa rapporti affettivi seri e duraturi.
La sua fame d’amore (leggi anche La Principessa che aveva Fame d’Amore – della Dott.ssa Maria Chiara Gritti) è forse dovuta da una parte alla mancanza di interesse del padre nei suoi riguardi, dall’altra al rapporto simbiotico con la madre, di cui purtroppo deve farsi carico assumendo lei stessa un ruolo più maturo e quasi genitoriale.
Questo habitat confuso e pieno di sofferenza potrebbe essere la ragione principale per cui Ludovica si ritrova invischiata in situazioni affettive complicate, come ad esempio quella con Fiore, un ragazzo più grande di lei, che prima la seduce con regali e attenzioni, e che poi – in modo indiretto – la introduce nel giro della prostituzione minorile.
Lo stato emotivo di Chiara e Ludovica
Le due protagoniste si incontrano a scuola, al Collodi, che nella serie Baby è la migliore del territorio. Fin da subito percepiscono una particolare sintonia che sembra avvicinarle, nonostante siano molto diverse: Chiara è la classica brava ragazza che sembra rispondere alla perfezione al modello sociale alimentato anche dai genitori, Ludovica, invece, porta i capelli corti, è esuberante e forse proprio per questo risulta agli occhi di Chiara così interessante…
Entrambe condividono la delusione per gli adulti e la sensazione di essere dei pesci fuor d’acqua. Chiara, perfettamente inserita nel contesto altolocato, partecipa agli eventi di gala, alle gare di atletica e frequenta le persone giuste, tuttavia si sente isolata nella sua prigione di cristallo.
Ludovica, invece, non si sente accettata in nessun luogo, né a casa né a scuola, dove viene soprannominatasecchiello per via di una bravata: viene ripresa dal fidanzato mentre hanno un rapporto e lui condivide il video in rete. Da questo momento in poi sarà evitata da tutti. Solo Chiara le si avvicinerà: preludio della loro amicizia…
A complicare ulteriormente le cose, nella vita di entrambe, sta per accadere qualcosa che segnerà l’inizio della discesa…
Il momento di crash nella serie Baby: il crollo psicologico
Uno degli obiettivi dell’adolescenza è quello di costruire la propria identità, necessaria per lo sviluppo del pensiero critico, alla base del processo di individuazione/differenziazione.
Infatti, affinché avvenga è necessario che i genitori (con i figli) intraprendano un percorso, fatto di fiducia, ascolto e comunicazione sincera. Nel loro caso questo non accade: la famiglia non è un luogo dove i bisogni possono trovare accoglienza e dove respirare serenità. Le protagoniste vivono in contesti familiari che impediscono questo processo, difatti di fronte a situazioni di forte stress vacillano ed hanno dei veri e propri crolli psicologici.
Nella vita di Chiara la situazione traumatica si presenta una sera, mentre torna a casa, e, proprio nel vialetto di casa, riconosce il papà che amoreggia con un’altra donna. Ne è scioccata e quando lo comunica alla madre, lei reagisce in modo distaccato, senza coinvolgimento. Dimostra solo un po’ di risentimento quando dice che avrebbe potuto essere più discreto, che questi erano gli accordi. Chiara capisce di essere stata completamente estromessa e ne è profondamente ferita…
Per Ludovica, l’evento traumatico si presenta durante il matrimonio del padre. Inizialmente la madre non voleva darle il permesso di andare, perché sotto ricatto del padre: se Ludovica non fosse andata lui non avrebbe provveduto al pagamento della retta scolastica. Poi però cambia idea e le compra un bel vestito (notiamo l’ambivalenza di Simonetta che cambia idea solamente quando pensa che con i soldi della retta – destinati a Ludovica – può continuare a fare la bella vita, quindi tenendo per sé i soldi invece di utilizzarli per il sostentamento della figlia) e l’autorizza ad andare.
Quando Ludovica arriva al matrimonio sente il padre confidarsi con la sorella
“Ludovica è spacciata: è uguale a vostra madre, lo sai che tu sei sempre stata la mia preferita…”.
Per lei è uno shock talmente grande che scappa via, tornando fra le braccia della madre.
I due episodi segnano a tal punto Chiara e Ludovica che da questo momento chi per una ragione chi per un’altra inizieranno la loro vita segreta.
Una vita segreta: la sessualità come surrogato per sentirsi potenti?
È indubbio che nella serie Baby la sessualità sia al centro della storia, ma è l’approccio a quest’ultima che diventa interessante da un punto di vista psicologico.
Infatti, sembra che lo scopo non sia più quello di provare un piacere a livello fisico e neppure quello di esprimere un’emozione affettiva nei confronti dell’altro, ma essenzialmente un mezzo surrogato per sentirsi potenti.
Può accadere infatti che attraverso le numerose conquiste amorose – si vedano i latin lovers/Don Giovanni o anche le giovani donne che affermano di non essere alla ricerca di rapporti concreti ma solamente di un po’ di sanodivertimento – ci sia un bisogno da colmare e che questo bisogno non sia di natura sessuale.
Che si tratti di bisogno d’amore, d’affetto o di sicurezza, la sessualità diventa veicolo per il raggiungimento della rassicurazione “Io piaccio, io valgo, io sono brav*, sono attraente” ecc.
L’insicurezza della persona e i suoi bisogni inespressi trovano sollievo, o l’illusione del sollievo, attraverso la dose– perché di dose si parla quando la sessualità diventa anche patologia e dipendenza – di sesso.
Quando Ludovica e Chiara entrano a far parte del giro di prostituzione minorile, per loro è quasi un gioco, un’evasione, un desiderio di sentirsi grandi.
Ricordiamo che le ragazze sono minorenni. Sembrano però credere di potersi relazionare alla pari con gli adulti (nella fattispecie i clienti) perché capaci di avere rapporti sessuali. La sessualità diventa per loro sinonimo di adultità, accedono al mondo degli adulti in un modo rapido e prematuro, quasi violento, e senza le giuste basi psicologiche per sostenerlo e sceglierlo liberamente. Mancano qui le basi necessarie per poter vivere serenamente e con amorevolezza questo delicato passaggio adolescenziale che comprende anche l’esperienza della sessualità.
I bisogni celati dietro alla sessualità delle protagoniste di Baby
Osservandole da fuori, sembra più facile da capire il personaggio di Ludovica. Più accettabili le sue motivazioni nel fare certe scelte. Sicuramente una di queste è il bisogno di soldi. Infatti, lei vive in una costante precarietà economica, perché la madre spende per sé i contributi del mantenimento versati dal padre. Un’altra potrebbe essere il bisogno d’amore: in Baby viene mostrata, a più riprese, la sua fame d’amore e il suo bisogno di essere amata davvero – nella speranza di colmare così le sue lacune affettive.
In aggiunta, è evidente che in lei abita un forte senso di colpa nei riguardi di Simonetta, la mamma. C’è il desiderio di provvedere economicamente a lei, credendo erroneamente che la mancanza di soldi sia la ragione del suo disagio. Risolvendo questa problematica (procacciando i soldi per sé e per lei) si illude di risolvere, una volta per tutte, il problema, ripristinando la serenità in famiglia e ricevendo finalmente le giuste cure e le giuste attenzioni materne.
Più farraginoso è il personaggio di Chiara a cui – in apparenza – sembra non mancare nulla. Non ha bisogno di soldi perché in famiglia non mancano, non ha bisogno d’amore perché – sempre in apparenza – i genitori sembrano aver fatto determinate scelte proprio per la sua tutela; eppure, in lei esiste un disagio da esprimere che, attraverso la sessualità, lei sembra voler espellere, quasi esorcizzare.
La sessualità: veicolo di comunicazione di un disagio affettivo
In Chiara la sessualità diventa uno strumento di autoaffermazione grazie al quale si illude di essere forte, emancipata. La scelta diventa una rivalsa nei confronti dei genitori e della vita stessa, che l’ha tradita e delusa. La prostituzione assume per lei la forma di un palcoscenico nel quale recitare il ruolo di Donna forte, capace di soggiogare l’Uomo, per non subirlo più, per non subire più in generale… con l’illusione di avere finalmente il controllo – di sé e della vita…
In verità, dietro al velo si nasconde un forte disagio interiore, un vuoto affettivo inespresso. La sessualità diventa allora portatrice di un messaggio indiretto: io sto soffrendo! L’autodistruttività, soprattutto nei giovani, è una reazione piuttosto comune…
Chiara sembra avanzare nella vita a grandi passi, ma senza visibilità. La vediamo avvolta in una coltre di nebbia, imprigionata nella sua apatia che non le fa sentire nulla.
Attraverso la manovra dell’allontanamento emotivo, Chiara si protegge dai sentimenti. Chiudere la porta, non sentire nulla, per lei vuol dire diventare adulta. Difatti, è questo l’esempio ricevuto e ciò che le è stato insegnato: una non-famiglia, apatica e separata, che sceglie di rimanere insieme solo per salvare la faccia di fronte al giudizio della collettività. Chiara ne trae le sue conclusioni: i sentimenti non sono duraturi né reali, mentre la stabilità economica e la salvaguardia delle apparenze, sì.
Ed è per questo motivo che alla fine della serie Baby vediamo una Chiara molto determinata nel volersi svelare. Desidera così spezzare finalmente le catene del silenzio e dell’omertà, perseguite fino a quel giorno – come da esempio dei genitori – instradando una vita segreta, al limite della legalità e senza amore né cura di sé.
Diventare adulti: dire la verità assumendosi le proprie responsabilità
In un primo momento Chiara non vuole rinunciare all’attività di prostituzione, mentre Ludovica, anche grazie al supporto di una madre miracolosamente rinsavita, sì. Ludovica coglie l’attimo percependo di avere raggiunto il limite, lo stesso che Chiara sembra non vedere: è così delusa dalla vita che la prostituzione le sembra l’unico luogo nel quale poter essere sé stessa.
Anche quando i genitori la mettono in punizione e le confiscano il cellulare, lei, tramite un altro telefonino, dedicato agli incontri, continua a messaggiare con i clienti. Questo viene mostrato in una scena dove vediamo Chiara in una stanza buia, che legge i messaggi dei clienti:
“Sei stupenda […] Quando possiamo incontrarci? […] Mi hanno parlato molto bene di te […] Ti desidero moltissimo”
mentre si tocca…
Si evince da questa scena una sorta di dipendenza, non tanto dall’atto sessuale, quanto dal bisogno di ricevere attenzioni ed apprezzamenti dai clienti. Per lei la vita segreta è diventata una routine, una dipendenza, un qualcosa di cui non può fare a meno.
Certamente il mondo segreto di Chiara è un’illusione, ma non se ne rende conto. Persegue il suo obiettivo di indipendenza a discapito di tutto, famiglia, amore e amicizia. Nessuno sembra più riconoscerla. Neanche Ludovica. Eppure, sarà proprio l’amicizia di Ludovica a salvarla, a riportarla coi piedi per terra.
Vedere Ludovica in pericolo farà nascere in lei un desiderio di protezione e finalmente, tutte quelle emozioni che diceva di non sentire più, torneranno più forti di prima. La paura, l’affetto, il desiderio di assumersi le proprie responsabilità.
Saprà allora dimostrare, agli adulti e al mondo intero, che lei sì che è diventata grande: ora è capace di esistere e stare nei suoi errori, riconoscendo e accettando le sue debolezze e le sue più vergognose fragilità.
Forte finalmente, non perché sottomettete gli altri – da cui a sua volta è sottomessa – ma perché in grado di mostrarsi in modo autentico. Libera dalla prigione dell’ipocrisia, finalmente sé stessa.
La vediamo tramite uno schermo nell’aula del processo, calma, si confida con l’assistente sociale, di fronte ai giudici e ai presenti. Pronuncia il suo verdetto finale, una sentenza che è disposta ad accettare, un dono di consapevolezza e libertà che adesso è in grado di concedersi:
“Ho sempre osservato gli altri non capivo perché tutti sapevano chi erano e io no. Io non l’ho mai capito. Avevo paura di sbagliare, di deludere. A volte i clienti ci trattavano come degli oggetti, solo che lì per lì non ci facevo caso. Quella apatia che le dicevo mi faceva sentire adulta, sembrava la soluzione a tutto. È così che funziona, no? I sentimenti sono solo delle illusioni mentre i soldi sono veri. Non voglio più vivere così, essere stata Emma – nome d’arte da prostituta – mi ha aiutato a capirlo. Mi guardo allo specchio e non vedo una vittima, poi mi guardo intorno credo che la cosa più giusta sarebbe ammettere che ognuno di noi in fondo è responsabile.”
Non dimentichiamo che si parla di una minorenne; è molto importante al giorno d’oggi seguire i ragazzi nel loro percorso di trasformazione, ricco di insidie e di sgambetti. Spesso i ragazzi sono ancora un po’ ibridi: né carne né pesce, non sono più dei bambini ma non sono ancora degli adulti, come cantava Britney Spears nella sua “I’m Not a Girl, Not Yet a Woman” (“Non Sono una Ragazza, Non Ancora una Donna”).
Occorre sussurrare loro la direzione, esserci e sostenerli soprattutto nelle loro fragilità.
Aiutarli a misurarsi con sé stessi e con la vita, stimolandoli verso lo sviluppo del pensiero critico e la creazione di una loro bussola interiore, sempre capace di guidarli verso l’Amore, di sé e degli altri.
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