Le cose sono precipitate senza che me ne accorgessi. Aveva una capacità incredibile di dirmi le cose
senza mai dirmele direttamente.
“I piercing sono orribili, non trovi?”
“Non mi piace quando le ragazze si truccano e si tingono i capelli.”
“Sono patetici quelli che si credono di essere degli artisti solo perché si vestono di nero, non trovi
Ho scelto di introdurre questo articolo sulla manipolazione affettiva nella coppia, con una frase molto forte tratta dal fumetto autobiografico di Åsa Grennvall – 7° PIANO –.
Questo libro era stato presentato in una serata gratuita del Centro DipendiAmo lo scorso anno, il 10 ottobre 2019, dalla dottoressa Moira Melis, psicologa e psicoterapeuta che lavora nel nostro team. Grazie a lei questo testo è stato introdotto nel Centro ed è entrato a far parte della bibliografia di riferimento, utilizzata, oltre che per i percorsi di terapia, anche per le serate che
vengono proposte.
Alla luce della presentazione della dottoressa Melis, ho scelto di riproporre questo fumetto molto particolare e interessante, per introdurre la serata sulla tematica della manipolazione affettiva nella coppia, in programma venerdì 27 novembre 2020. Nel corso della serata infatti, verrà sviscerato il contenuto di questo fumetto, ponendo particolare attenzione alle dinamiche manipolatorie descritte con grande cura dall’autrice.
Questo è sicuramente un libro che crea nel lettore, e soprattutto nelle lettrici, un senso di malessere e disagio, una sensazione disturbante che cresce con il susseguirsi delle pagine e che induce a porsi delle domande, spesso scomode.
La voglia di riscattarsi
La storia narra di una protagonista con una grande voglia di riscatto: per questo Åsa decide di trasferirsi lontano da casa per frequentare una scuola d’arte, un sogno realizzato che ha il potere di attenuare le insicurezze del passato.
Si tratta di un riscatto poiché la protagonista narra di come a casa non si sentisse bene: non riusciva ad essere sé stessa, apprezzata per quella che era. Nella scuola invece trova ciò di cui aveva bisogno:
“lì tutto quello che ero (che altrove era ritenuto sbagliato, strano, brutto) era considerato figo” (p. 8).
È l’occasione perfetta quindi per ricominciare, lasciandosi alle spalle le fragilità, per iniziare a familiarizzare con una sé più adulta. Il massimo della gioia arriva quando Åsa conosce Nils, attraente e benvoluto: fra tutte le ragazze che avrebbe potuto avere, sceglie proprio lei, che si sente quindi gratificata, protetta, finalmente a suo agio.
Poco importano, di fronte a questo miracolo, certi segnali preoccupanti: la gelosia esagerata, l’amore possessivo e i meccanismi manipolatori vengono cancellati dal fascino di Nils e nonostante tutto, dalle attenzioni che lui le dedica.
Non conta niente tutto ciò che lui le “chiede”: rinnegare il passato, respingere amici e famigliari, rinunciare alle cose che ama e cambiare completamente per lui sono sacrifici che è disposta a fare, pur di ottenere il suo amore.
Il pericolo di farsi intrappolare
In questo clima di angoscia crescente, vediamo Åsa farsi intrappolare sempre di più in un rapporto disfunzionale, basato su continue manipolazioni e soprusi psicologici: il lettore spera che lei si ribelli e scappi da questo tormento.
Ma ciò che viene raccontato è ben diverso: Åsa trova sempre delle giustificazioni ingiustificabili e cerca in continuazione scusanti imperdonabili, fa di tutto per assolverlo dalle sue “colpe”, perché nonostante tutto, loro sono fatti per stare insieme.
“Nils ed io andavamo d’accordo su molte cose, ma su una in particolare: che c’erano molte cose che non andavano in me. La materia prima c’era, ma entrambi non sopportavamo la mia personalità. Nils mi ha aiutata a cambiare e, alla fine, ho accettato di essere amata.” (p. 29)
L’influenza delle convinzioni su sé stessi
L’accettazione della violenza nasce proprio da qui: dall’intima convinzione di non essere abbastanza, di non avere alternative, di doversi conformare alle aspettative di colui che ci considera un suo possesso.
Il controllo ossessivo dell’altro comincia da piccoli gesti, a volte talmente piccoli che non è facile notarli. La nostra protagonista si lascia convincere dalla promessa che solo Lui può amarla, con tutte le imperfezioni che ha: lui è il meglio per lei e così crede che questa sia l’unica verità.
La spirale della violenza psicologica è inarrestabile e passa attraverso la sistematica decostruzione dell’identità e delle certezze dell’altro per mezzo di sottili meccanismi manipolatori. La solitudine accompagna la violenza, in un silenzio assordante che blocca ogni possibilità di azione: la protagonista subisce rendendosi invisibile, per non arrecare il minimo disturbo – smette quindi di esistere.
“Abitavamo al settimo piano…
non sono mai stata così vicina a…
non sembrava che ci fosse differenza, non esistevo comunque.”
Uscire dal tunnel della manipolazione
La fuoriuscita di Åsa dal tunnel della manipolazione e della violenza psicologica è molto difficile, perché la obbliga a prendere consapevolezza di come la sua identità sia stata distrutta: è dura rimettere insieme i pezzi e ricominciare, ma nonostante questo si può. La migliore risorsa da cui si può partire è sicuramente il sostegno delle persone che davvero ci amano, i familiari e gli amici, per poi affidarsi ad un aiuto psicologico.
“Ho ricominciato a pensare a me stessa. Ho ricomprato i libri e i dischi che aveva distrutto o che avevo buttato via…
Mi sono rifatta la mia tinta.
Ho provato a ritrovare il mio viso.
Ma non era facile. Il lavaggio del cervello che mi aveva fatto era duro da cancellare… e spesso i miei tentativi di ricostruzione fallivano e andavo di nuovo in pezzi.”
“Ma adesso mi sento un po’ meglio e riesco a considerare quel periodo della mia vita come un’esperienza e non più come un peso”.
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