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Coito ergo sum: Una panoramica sulla Pornodipendenza

Una panoramica sulla pornodipendenza | Dipendiamo.blog

“…Ancora uno. Ancora un video e poi smetto; spengo il computer e mi metto a dormire. Riempio un kleenex, mi permetto finalmente venire. Sono esausto e mi sento un idiota. Ho un forte dolore al pene… sono vuoto. Devo rimettermi a dormire prima che Silvia si svegli.”

“Un brivido mi percorre la schiena, sento calore alle mie spalle. Mi volto, è un raggio di sole; taglia la stanza a metà e disegna un netto confine tra i colori del mattino e le ombre della notte. La fredda e azzurrognola luce del monitor diminuisce d’intensità. Anche stanotte non ho dormito, anche stanotte sono rimasto qui. Seduto. Immobile e impotente di fronte al mio PC. Sul tavolo la cena della sera prima è intatta, fredda, immangiabile.”

“Come sono finito qui? Ricordo che dovevo pagare un paio di bollette e guardare due cose del lavoro. Ho acceso il computer e… La finestra di navigazione in incognito sovrasta qualsiasi altra cosa. Un’altra notte passata masturbarmi, un’altra notte di video porno delle più disparate categorie a ripetizione, senza alcuna interruzione.”

“È mattina. Devo andare a lavorare. Mi vestirò velocemente e saluterò Silvia con un bacio frettoloso. Sarò uscito di casa prima che lei possa aprire gli occhi… Non riuscirei mai a sostenere il suo sguardo, a sopportarlo. Sono un idiota. Arriverò in ufficio prima dei miei colleghi e aspetterò di timbrare il cartellino in orario. Nell’attesa… finestra di navigazione in incognito. Sono un idiota.”

Le notti insonni, lo schermo del computer denso di contenuti pornografici, il lavoro in arretrato che non fa altro che aumentare, il bisogno di mantenere l’erezione e la masturbazione per lunghi periodi di tempo, il senso di colpa e la vergogna nel non poter confidare a nessuno quanto sta capitando, la svalutazione personale e il reiterato ricorso alla pornografia come valvola di sfogo e, allo stesso tempo, come interruttore da accendere o spegnere per provare emozioni o, al contrario, per interromperle.

Queste sono alcune delle caratteristiche che definiscono la pornodipendenza.

Ma che cos’è la pornodipendenza?

Per avvicinarci maggiormente a comprendere questo fenomeno è necessario però fare un passo indietro; inizialmente è opportuno avere ben chiaro che cosa si intenda per pornografia e quale rapporto intercorra tra questa e il web. Infatti, quando si parla di dipendenza da porno si fa riferimento a quel materiale reperito quasi esclusivamente online.

Quando parliamo di pornografia, tentando di definirla, il rischio maggiore è sempre quello di fornirne una descrizione viziata dal favore che si può attribuire ai sostenitori del porno o ai suoi delatori.

Aiutandomi con quanto affermato da Quattrini e Spaccarotella (2010), intenderò per pornografia e materiale pornografico tutto ciò che, in un dato contesto sociale, storico e culturale, tende alla rappresentazione di immagini, e non solo, legate alla nudità dei corpi e agli atti sessuali dei soggetti rappresentati, attivando nell’osservatore un vissuto emotivo ed eccitatorio, considerato espressione massima di intimità sessuale.

Prima dell’avvento di internet l’offerta e la possibilità di consumo di materiale pornografico avevano dei limiti oggettivi: i contenuti hard erano reperibili quasi unicamente nei sexy shop, luoghi di frontiera in cui solo pochi coraggiosi si addentravano.

Le nuove tecnologie, i computer e gli smartphone hanno reso la pornografia accessibile a un bacino di utenti incredibilmente più grande rispetto a quello che usufruiva del materiale pornografico tangibile (immagini, dvd, videocassette, riviste…). Ora è possibile guardare immagini o video porno ovunque si voglia, a qualsiasi ora del giorno e della notte, è possibile condividerli, caricare del materiale proprio solo toccando un’icona sul proprio schermo del telefono.

La capacità evocativa e l’attrattiva che la pornografia ha sulla mente umana, unita ad alcune specifiche caratteristiche del web, in particolare la ridotta sensazione (il computer impedisce l’impiego completo dei sensi umani), la presenza di percezioni alterate prodotte dallo spendere molto tempo davanti ad uno schermo, l’ipertesto (la serie infinita di collegamenti che il web offre) e l’alterazione del vissuto temporale (ritrovarsi a essere connessi da una quantità di tempo molto superiore a quello previsto) (Lavenia, 2012), ha trasformato un consumo inizialmente controllabile in uno compulsivo e, in determinati casi, incontenibile.

Secondo il gruppo di ricerca e analisi dei dati di PornHub, noto sito di condivisione di contenuti hard (PornHub Insights), nel 2019 il sito web ha ricevuto 42 miliardi di visite con una media di 115 milioni di visualizzazioni al giorno, l’equivalente della popolazione di Canada, Australia, Polonia e Olanda. L’Italia è tra i primi 20 Paesi per accessi alla piattaforma hard.

Chiarito questo punto, è ora possibile entrare più nel merito di ciò che la pornodipendenza è e di ciò che comporta in coloro che ne soffrono.

I pornodipendenti e la loro sofferenza

La pornodipendenza è una forma di dipendenza sessuale che investe e influenza la sfera professionale, sociale, emotiva relazionale e sessuale di chi ne soffre. Non deve essere considerata come una compensazione della carenza dell’attività sessuale; per dipendenza da porno si intende quel comportamento compulsivo (ovvero incontrollabile e ripetuto nel tempo) di ricerca di gratificazione e piacere sessuale attraverso la masturbazione e/o la visione di materiale pornografico.

Il materiale di interesse per un pornodipendente è circoscritto a quei contenuti pornografici in cui il soggetto non è chiamato ad interagire; è un fruitore passivo del materiale scovato online ed esso è funzionale a sostenere il suo comportamento masturbatorio.

Nonostante l’interesse per i contenuti porno investa trasversalmente sia il genere maschile sia quello femminile, sembra essere l’uomo quello maggiormente attratto da questi contenuti, quello che sembra fare molta più fatica a interrompere la loro visualizzazione e che soffra di pornodipendenza.

I pornodipendenti investono molto tempo della loro vita nella ricerca in rete di materiale pornografico e ciò può condizionare i loro rapporti professionali, la loro capacità di applicarsi e concentrarsi sul lavoro o sullo studio; provano un’eccitazione iniziale molto intensa quando entrano in possesso di materiale pornografico di loro gradimento ma, successivamente, le aspettative di gratificazione sessuale sono strettamente legate alle connessioni successive; ciò comporta da un lato che la persona riesca ad accedere con successo alla masturbazione unicamente attraverso il materiale pornografico (il pornodipendente fatica ad accedere alla propria fantasia poiché ricolma di immagini sessuali stereotipate) e dall’altro che il desiderio sessuale verso il/la partner cali significativamente, arrivando quasi a provare fastidio per il corpo dell’altro/a.

Queste persone praticano una masturbazione compulsiva, prolungata e controllata, ritardando il più possibile l’eiaculazione e l’orgasmo liberatorio; essi sono gli unici strumenti di cui dispongono per porre fine alla visione del materiale pornografico.

Sembra quasi che la pornografia, per il pornodipendente, sia l’ interruttore che gli permette di sperimentare e, allo stesso tempo controllare, ben specifiche emozioni.

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Nel suo libro Punzi (2006) afferma che:

“la pornodipendenza ci dà delle emozioni forti e comode”;

da un lato esse sono forti perché, come affermato sopra, il vissuto emotivo ed eccitatorio attivato dal materiale pornografico e mantenuto dalla masturbazione è molto intenso; dall’altro le emozioni sono comode perché sono controllabili e quindi sicure e facili da sperimentare.

Avere la possibilità e, in questo caso il potere di controllare le proprie emozioni attraverso sia l’eiaculazione sia uno strumento esterno a sé, che è appunto il computer, fa sì che il pornodipendente prediliga questa modalità per lasciarsi andare in modo fittizio alle emozioni.

La dipendenza permette a queste persone, in particolare a questi uomini, di rendere più sopportabile un proprio disagio, una sofferenza interiore di cui non si rendono nemmeno conto.

Essi accedono alle emozioni solo se esse possono essere contenute, incrementate o spente al bisogno. Prendere atto della propria situazione, della propria incapacità di controllare ed esprimere le proprie emozioni volutamente e spontaneamente significa accettare e riconoscere a se stessi una sofferenza inaccettabile.

Per i pornodipendenti la tentazione pornografia è spesso invincibile, non ci si può sottrarre ad essa perché

“(…) lottare contro di lei significherebbe lottare contro lo strumento da me creato, che mi ha permesso di sopravvivere fino a questo momento” (Punzi, 2006).

Sperimentando vergogna e senso di colpa per questi loro comportamenti, tentano di nascondere agli altri le proprie ricerche in rete del materiale pornografico e pongono in essere tentativi fallimentari di controllare, limitare o interrompere il comportamento (Lavenia,2012; Punzi, 2006).

L’aspetto affettivo della pornodipendenza

L’utilizzo prolungato della pornografia con modalità compulsivo-dipendente può inoltre comportare per il pornodipendente uno stato di impotenza totale o semi-impotenza nell’atto sessuale con una donna reale, un ingrossamento temporaneo del pene con conseguenti dolori al momento dell’eiaculazione. Inoltre vi è la possibilità che il pornodipendente sia condizionato a percepire le persone del genere di interesse solo ed esclusivamente come oggetti pornografici a cui attribuire le stereotipie sessuali di cui è colma la sua fantasia.

Come affermato poco sopra, il desiderio sessuale del pornodipendente per il/la proprio/a partner cala a tal punto da fargli sperimentare un senso di fastidio per il corpo dell’altro/a. La persona, oltre a vivere la propria vita sessuale solo in termini fisici e masturbatori, tralascia l’aspetto affettivo che caratterizza la relazione di coppia.

Il/la partner di un pornodipendente si trova quindi a essere lentamente rifiutato/a e allontanato/a sia nel fisico sia nell’affettività. Ciò è spesso fonte di sofferenza e incomprensioni, rinforzate dal fatto che da un lato, il pornodipendente fatica a vedere un nesso tra la propria dipendenza e il rifiuto del/la partner e, dall’altro il senso di colpa e la vergogna, sperimentate per il proprio comportamento compulsivo, sono a talpunto consolidate da non permettergli di confidarsi nemmeno con la persona che più gli è vicino.

Facendo fatica nell’individuare la causa del proprio allontanamento dal/lla partner, il pornodipendente può elaborare delle attribuzioni erronee volte a fornire una spiegazione per lui accettabile del momento di crisisperimentato con il/la compagno/a.L’uomo potrebbe ipotizzare che sia l’altro/a a essere cambiato/a che, con il passare del tempo, abbia notato in lui/lei limiti, difetti fisici, psichici ed emotivi incompatibili o ancora che sia l’altro/a che progressivamente si stia allontanando dal pornodipendente per mancanza di interesse.

Un’ulteriore strategia potrebbe essere quella, molto comune alle altre forme di dipendenza, di ingannarsi convincendosi che, se confessasse le proprie difficoltà l’altro/a non capirebbe e ne soffrirebbe troppo. I/Le partner del pornodipendente sono spesso impotenti nella relazione di coppia.

Vincenzo Punzi (2006), nel suo libro “Io, pornodipendente. Sedotto da internet”, rivolgendosi alla moglie di un pornodipendenti riporta che:

“[…] devi conservare, difendere e pretendere il tuo ruolo di moglie e devi pretendere che tuo marito sia tuo marito, coccolalo, certo, aiutalo […] ma non cedere alle debolezze, non aver paura del confronto, dello scontro, non rinunciare mai al suo ruolo di marito, di padre di famiglia, di uomo della vostra casa […] sia ben chiaro a tutti e due che lui è tuo marito e tu lo rivuoi, perché ne hai tutto il diritto, perché è solo se c’è lui, tuo marito, che tutto questo ha un senso e può essere portato avanti.

Non essere la sua mamma o la sua infermiera, sii solo sua moglie ed esigi che faccia la sua parte, con pazienza sì, con amore, capendolo, concedendogli i suoi spazi e di suoi tempi, tutto quello che vuoi, ma devi esigere che lui faccia la sua parte almeno nelle cose piccole, per cominciare”.

Pornodipendenza: una dipendenza da prendere sul serio

La pornodipendenza è spesso sottovalutata; si fatica a considerarla una dipendenza a tutti gli effetti in quanto le persone frequentemente hanno difficoltà ad accettare che la propria sofferenza sia associata a del materiale che, ancora oggi, è considerato osceno, goliardico, immaturo o socialmente inaccettabile.

Nonostante ciò, così come illustrato dai dati statistici, la pornografia assume una valenza significativa nella quotidianità della popolazione. Sempre più persone si connettono a siti web hard, chi per curiosità e chi per abitudine, alla ricerca di nuove sensazioni o per tenere sotto controllo quelle “vecchie” emozioni, ben più note e difficili da contenere.

L’attuale pandemia da COVID-19, ha consolidato il rapporto che intercorre tra l’individuo e la rete, il web, a discapito dei rapporti interpersonali considerati, in questo periodo, veicolo di contagio.

L’esperienza del lockdow, dell’isolamento e dello smart working, possono essere quindi considerati, per alcuni individui, nuovi fattori di rischio per lo sviluppo della pornodipendenza.

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Giancarlo Paterlini: L’ambito clinico delle dipendenze mi ha sempre molto affascinato sin dal periodo dell’università. Mi sono laureato in Psicologia Clinica all’Università degli Studi di Bergamo con il massimo dei voti. Ho avuto la possibilità di fare esperienze cliniche come tirocinante presso i servizi territoriali (Ser.T) di Brescia e della provincia di Brescia. In queste realtà ho avuto modo di sperimentarmi nell’ambito della dipendenza da sostanze (alcool, cocaina, eroina, cannabinoidi…). Sono entrato in contatto con il Centro Dipendiamo perché ho sentito il bisogno e il desiderio di conoscere e approfondire il tema delle New Addiction. Queste nuove forme di dipendenza (affetto, sesso, internet, lavoro, shopping), che all’apparenza sembrano così differenti dalle “vecchie”, sono accomunate ad esse dalla stessa sofferenza e dallo stesso dolore che tali dinamiche dipendenziali comportano. Ho deciso quindi di partecipare al corso di formazione – Trattamento individuale e di gruppo della dipendenza affettiva – presso il Centro Dipendiamo, consapevole della necessità di avvicinarmi a queste nuove dipendenze, risultanti direttamente del contesto storico-sociale che stiamo vivendo. Ho avuto l’opportunità di comprendere quanto la dipendenza da un’altra persona, o dalla relazione con essa, sia terreno fertile per sentimenti dolorosi e difficoltà che appaiono insormontabili. Sono un collaboratore interno presso Centro Dipendiamo e sono referente per la dipendenza affettiva, la sex addiction e la dipendenza da internet.
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