“Avete presente quando incrociate due begli occhi che vi sorridono e il cuore vi si scioglie come una noce di burro su un pane tostato caldo? Io mi sento così quando vedo un negozio…solo che è meglio!” (I love Shopping)
Lo Shopping… positivo!
Dedicarsi allo shopping può rappresentare un atto d’amore verso se stessi, non c’è nulla di sbagliato nel volersi prendere cura della propria immagine, acquistare prodotti che ci facilitino le giornate lavorative o che ci agevolino nel godere maggiormente del nostro tempo libero.
Ascoltare i propri bisogni, desideri, viziarci anche un pò, non è assolutamente un peccato, ma ciò che marca il confine tra un comportamento finalizzato al benessere personale e azioni fondamentalmente disfunzionali e a lungo andare distruttive, è molto sottile.
Quanto lo Shopping diventa sintomo di un problema?
Ma è solo negli ultimi vent’anni che lo shopping compulsivo è stato preso in considerazione dalla letteratura psicologica e psichiatrica, in quanto la società ha subito grandi cambiamenti economici, sociali e culturali che poggiano le loro basi sul consumismo.
I beni materiali non vengono più acquistati solo se se ne ha bisogno, ma, per lo più, essi giocano un ruolo molto potente come regolatori dell’umore, per esprimere agli altri la nostra identità e per comunicare un ruolo sociale. Tutti, la maggior parte delle volte, acquistiamo sulla base di queste motivazioni.
Coccolarci acquistando un bel paio di scarpe in una giornata in cui siamo tristi, comprare una borsa di marca da sfoggiare o fare compere in una boutique perché il nostro ruolo lavorativo ci impone una certa “mise”, sono tutti comportamenti accettabili e assolutamente non criticabili.
Ma allora, quando acquistare qualcosa che effettivamente non ci è utile diventa un problema?
Lo diventa quando è l’unico modo che troviamo per risollevarci il morale o per placare la nostra ansia e mettiamo in atto questo comportamento perdendo il controllo su noi stessi, non facendo attenzione né a quanto compriamo né a quanto spendiamo.
Il circolo vizioso dello shopper compulsivo
Comprare = Felicità… Ma poi?
Spesso i beni acquistati al solo scopo di placare un sentimento spiacevole non vengono poi nemmeno utilizzati.
Comprare e spendere soldi senza riuscire ad avere il controllo su di sé in quella situazione, genera in seguito una grande vergogna e un profondo senso di colpa. Tali emozioni negative riportano dunque la persona a sprofondare in uno stato d’ansia e d’angoscia che la porterà a riproporre quello stesso comportamento per sanare quei sentimenti dolorosi.
Gli effetti eccitanti dell’acquisto equivalgono agli effetti inebrianti delle droghe, producendo, anche a livello chimico nel nostro cervello, una sensazione di benessere di cui, man mano, non si riuscirà a farne a meno.
Così come per le droghe, per stare bene, si cercherà sempre più spesso la situazione di benessere, comprare sempre più spesso dunque, trasformando l’individuo in uno shopper compulsivo.
A quel punto, quando non sarà possibile fare acquisti nel momento in cui ci si sentirà in ansia, tristi o arrabbiati, si proverà una forte ansia e frustrazione.
Quando il comprare diventa l’unico modo per provare la sensazione effimera di benessere, quando diviene indispensabile ricorrervi, allora si parla di dipendenza.
L’Identikit dello Shopper compulsivo
Lo shopping compulsivo è un disturbo più rappresentato dalla popolazione femminile ma, dai primi anni di questo millennio, si è assistito ad un aumento percentuale a carico degli uomini. L’età media è nel range 30-50 anni, non ci sono invece significative differenze tra i ceti economici.
I generi maggiormente comprati dalle donne sono: vestiti, scarpe, gioielli, oggetti per la casa e libri; quelli acquistati dagli uomini: oggetti per l’auto, cellulari, computer, attrezzatura sportiva, articoli più costosi che ostentano prestigio e potere.
Le caratteristiche psicologiche comuni riscontrate sono:
- bassa autostima
- presenza di stati d’ansia
- forte senso di inadeguatezza
- difficoltà a tollerare le frustrazioni
- difficoltà a prendere decisioni
E, non di rado, specie nelle donne, si è riscontrata un’associazione con precedenti disturbi alimentari (per esempio bulimia o periodi di abbuffate).
Gli shopper compulsivi non acquistano indiscriminatamente; la letteratura identifica quattro tipi di shopper in base alla modalità di fare acquisti:
- I COLLEZIONISTI: acquistano alcuni oggetti in particolare
- GLI ONNIVORI: comprano tutto senza distinzione
- I MANIACI DELL’AFFARE: amano acquistare qualsiasi genere di oggetti, purché ad un prezzo vantaggioso
- I COMPRATORI VIRTUALI: fanno acquisti su internet
Il lato oscuro dello shopping compulsivo
Con il tempo, lo shopper compulsivo, si scontra con la realtà: troppo denaro speso, difficoltà economiche, raffronto con conoscenti che non spendono cifre di denaro ingenti per fare acquisti, vestiti e/o oggetti accumulati negli armadi senza essere utilizzati, discussioni e litigi con il partner o con chi gli è vicino propri per i continui acquisti…
Tutto questo lo porta a vergognarsi, a provare un profondo senso di colpa che lo condurrà ad isolarsi e a mentire a chi gli vuol bene poiché, nonostante il disagio provato, non sarà comunque in grado di non ricorrere più all’acquisto per stare meglio.
Comprerà e nasconderà i beni o li regalerà subito dopo.
Come non trasformare il piacere dell’acquisto in una prigione “salata”?
Se pensate che tale comportamento cominci ad essere fuori dal vostro controllo, se la dimensione del piacere sta o ha già lasciato il posto a sentimenti sgradevoli e distruttivi verso voi stessi, non minimizzate il problema.
Un passo utile è certamente quello verso un ascolto autentico di se stessi.
La psicoterapia, attraverso un percorso individuale e/o di gruppo, può essere una risorsa per aiutarvi a comprendere come lo shopping sia diventato nel tempo il rimedio contro il senso di vuoto e d’angoscia e cosa si celi dietro al desiderio irresistibile di comprare.
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