“Reflect”, diretto da Hillary Bradfield, è il nuovo cortometraggio della Disney che in pochi minuti affronta in modo potente e diretto il tema dell’accettazione di sé, oltre i pregiudizi e gli stereotipi della società.
La protagonista è Bianca, una giovane ballerina con un corpo “taglie forti”, che lotta con una bassa autostima e il dismorfismo corporeo (ossia un disturbo caratterizzato da preoccupazione per i difetti percepiti nel proprio aspetto fisico, anche se non evidenti o lievemente visibili. La preoccupazione causa sofferenza significativa o compromissione delle normali attività quotidiane).
Bellissimo è anche il titolo, Reflect, che gioca su due significati: “riflettere” nel senso di pensare e “riflesso” di sé allo specchio, grande protagonista di questo corto.
La storia di Reflect
Il cortometraggio si apre con la protagonista che danza da sola, lontana dallo specchio: vediamo una ballerina felice, orgogliosa di sé, appassionata ai movimenti che compie.
Questa serena atmosfera si rompe quando arrivano nella sala da ballo i compagni e l’insegnante: iniziano gli esercizi alla sbarra e gli allievi seguono le indicazioni dell’insegnante – “pancia in dentro e collo lungo” – il riflesso di Bianca allo specchio si frantuma e diventa spaventoso e angosciante.
La protagonista inizialmente è confusa e molto intimorita, ma poco dopo, concentrandosi su di sé, non si lascia sopraffare, riprende a danzare e trova le risorse affinché il suo riflesso non sia più condizionante e fonte di preoccupazione.
Cosa sarà mai successo? Cosa ha fatto sì che Bianca abbia ritrovato la serenità?
L’accettazione di sé.
Nel corso di Reflect vediamo una vera e propria trasformazione della protagonista: all’inizio vediamo Bianca molto condizionata dagli standard, ma non solo, anche dalla sua stessa immagine riflessa nello specchio della sala da ballo.
Quale immagine vedrà Bianca? Un’immagine fedele alla realtà o distorta?
Continuando la visione, possiamo dire che la ballerina vede un’immagine di sé molto negativa, al punto che lo specchio ad un certo punto si rompe in mille pezzi, si frammenta, si frantuma. Bianca è allora molto confusa, spaventata e non sa cosa fare.
Ecco che poi avviene l’evoluzione: Bianca ritrova sé stessa, si mette a contatto con sé, sposta lo sguardo dallo specchio e ricomincia a ballare – gli ideali, i riflessi, le angosce scorrono via e la ballerina ritorna a danzare, a saltare, con una sicurezza di sé che prima non le apparteneva. Troviamo una protagonista che è riuscita ad accettarsi per quello che è, ad amarsi, a mettersi in gioco con le proprie risorse, con il proprio talento.
Questo cortometraggio, oltre a sottolineare l’importanza di riuscire ad accettarsi per come si è e quindi ad amarsi come tali, vuole essere anche un forte incoraggiamento a mettere in discussione gli ideali basati su modelli irraggiungibili di irrealistica perfezione che in molte persone continuano a creare una sofferenza tale da portarle a rinunciare ai propri sogni e ai propri talenti perché ci si ritiene inadeguati prima ancora di poterci provare.
È la prima volta che una casa cinematografica così conosciuta affronta il tema della corporeità e di come il rapporto con il proprio corpo possa creare una sofferenza emotiva. La protagonista, una ballerina, ci racconta la regista, non è stata scelta a caso:
“impostare la storia dal punto di vista di una ballerina, mi sembrava naturale. Fa parte della danza osservare la propria postura, controllarsi allo specchio; perciò, mi sembrava un buon modo per inserirla in un ambiente in cui è costretta a guardarsi ma non lo vuole fare”.
Bianca ci insegna a combattere il nostro riflesso, a superare i dubbi e le paure, direzionando la nostra forza interiore e facendo fiorire il suo potere.
Il messaggio che questo cortometraggio ci trasmette è un messaggio di accettazione di sé in tutte le sfaccettature, di body positive, a cui si arriva certamente attraverso un grande lavoro su di sé.
La bassa autostima e la sfiducia in sé stessa sono le sfide che questa giovane ballerina è chiamata a superare per poter realizzare i suoi sogni e ritrovare una serenità emotiva che è la chiave per la realizzazione dei suoi desideri.
“Quando le persone guardano il corto, spero che possano sentirsi più positive verso sé stesse e il loro aspetto”
sono queste le parole della regista e il suo augurio per gli spettatori di questo cortometraggio.
Questo tema dell’autostima e dell’accettazione di sé è molto caro ai professionisti del Centro Dipendiamo, per questo motivo è attivo un percorso di psicoterapia di gruppo proprio mirato al lavoro su di sé per ritrovare le proprie risorse, valorizzarle e accettare anche le proprie fatiche.
Questo percorso è stato proprio chiamato“AccettiAmo – l’autostima come amore sano verso di sé” in quanto l’accento è proprio posto su questo obiettivo finale: riuscire ad amarsi nella propria completezza.
Dott.ssa Valentina Poma – Terapeuta Dipendiamo – in collaborazione con la Dott.ssa Raffaella Capuano, fa parte del Team Autostima del Centro Dipendiamo.