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Arte e Terapia

MOR e il Magone Ereditario

Nell’articolo di oggi ho il piacere di condividere con voi lettori alcuni temi di un libro speciale: MOR storia per le mie madri. Una graphic novel dell’autrice Sara Garagnani che ho avuto il piacere di incontrare in occasione della presentazione del suo libro.

Sara, attraverso immagini evocative, dialoghi e riflessioni intense che arrivano dritti al cuore e alla pancia, ha narrato la sua storia, ripercorrendo la linea materna a partire dalla sua bisnonna fino ad arrivare a lei. Una storia che ha visto il tramandarsi, di generazione in generazione, di maltrattamenti, agiti e subiti, frutto di vuoti interiori lasciati silenti.

In questo articolo ho deciso di soffermarmi sul tema del vuoto interiore, un vuoto che accumuna tutte le donne che compaiono tra le pagine di questo racconto. Vuoti lasciati silenti, “Magoni” negati, nascosti ma che hanno trovato un modo, non sano, per farsi sentire, attraverso agiti violenti, pieni di rabbia. Gli effetti dell’ira altrui hanno portato alla conseguente formazione di nuovi “Magoni” nei riceventi. Si osserva nel filo tesso da Sara, un circolo vizioso in cui non ci sono più vittime e carnefici ma solamente vittime.

La storia raccontata in MOR offre spunti preziosi che permettono di cogliere il potere distruttore di questo vuoto interiore, che si tramanda di generazione in generazione, e la conseguente importanza di reagire di fronte a questo prendendone coscienza e dandogli la possibilità di esprimersi per interrompere il flusso di sofferenza di cui si fa portavoce. La stesura di MOR è stata terapeutica proprio perché ha permesso all’autrice di fare i conti con il suo passato, riuscendo a cogliere il filo rosso della sua storia e dando così voce al suo Magone.

Come è descritto il Magone nel libro MOR?

“Sono buchi neri che partono dalla pancia”

…è così che Sara descrive attraverso la sua storia i Magoni delle sue madri.

Il Magone appare come l’evoluzione del vuoto, come una creatura nera e viscosa che esce dalla pancia e travolge, si impossessa e lascia una sensazione tale per cui sembra che dentro “tutto strizzi”, come se mancasse il fiato.

È così che Sara da vita e concretizza il Magone.

Se non ti prendi cura di lui, se non lo accogli, non lo accetti, se non gli dai voce si attacca dentro e cresce cibandosi della tua forza d’animo. E mentre lui diventa potente tu lentamente perdi le forze e ti trasformi in un passivo spettatore della tua stessa distruzione.

Da dove prende forma il Magone?

Quella sensazione che Sara descrive molto chiaramente si struttura a causa di assenza di nutrimento durante l’infanzia e quindi da bisogni rimasti insoddisfatti, da domande e dubbi che non hanno ricevuto alcuna risposta. Ecco che si crea confusione, caos, incertezza, contraddizioni, un terreno fertile per la crescita di vuoti incolmabili

Dietro a quelle mancanze e alle risposte mai ricevute, si insinuano invisibili e silenziosi i segreti tramandati che non permettono ai bambini di trovare una spiegazione di fronte a una coccola non ricevuta, ad urla, botte o abusi

“forse i segreti sono fatti di una sostanza impalpabile che inganna e ci confonde. Forse finché non gli diamo un nome, ci restano addosso, invisibili”

Ed è proprio quando non c’è nessuno pronto a spiegare loro cosa sta accadendo, quando i segreti restano innominabili, che la mente del piccolo si cerca di proteggere volando con la fantasia e trovando risposte inadatte e poco sane.

Alice Miller sostiene che per sopravvivere i figli maltrattati devono mentire a se stessi e rimanere ciechi di fronte ai crimini dei genitori ma così non imparano a conoscere i propri bisogni e sentimenti e si ritrovano di fronte ad un vuoto interiore.”

Tutte le donne di questa storia intergenerazionale sono state bambine mal nutrite, vittime di segreti non svelati. Olga, Inger, Annette e Sara, sono donne accumunate da vissuti di violenza o come Sara  cresciuta con una mamma, Annette, arrabbiata e autodistruttiva.

Tutte bimbe che hanno un vissuto di madri ambivalenti che c’erano e non c’erano, che con la voce talvolta professavano amore ma con lo sguardo incutevano terrore. Madri che alzavano le mani, che urlavano che iper responsabilizzavano, che non tutelavano ma pur sempre le loro madri. E cosa fa un bimbo quando subisce tutto questo, come reagisce a questa confusione?

Per i bimbi maltrattati è insopportabile l’idea di non essere amati dai genitori e cosa fanno? Si auto ingannano per sopravvivere, si colpevolizzano per le azioni subite, si ritengono responsabili perché imperfetti preservando così l’illusione che prima o poi l’amore dei genitori possa arrivare.

“Per quanto mi sforzi ad essere migliore la mamma continuava ad arrabbiarsi: forse sbagliavo ancora troppe cose” (Annette)

Ma cosa accade? Diventano incapaci di riconoscere i propri bisogni si creano assenze e mancanze che generano un vuoto interiore. Da adulti questo si traduce in una mancata conoscenza di sé e dei propri bisogni. Si genera rabbia per ciò che è stato subito e questa rabbia si scaglia contro l’altro.

Nel caso di MOR la rabbia della bisnonna Olga si è scagliata sulla figlia Inger che si è riversata su Annette fino a Sara. Ecco l’ereditarietà del vuoto e del magone che causa un perpetuamento dei maltrattamenti.

L’Ereditarietà del Magone

Nel libro diventa chiaro il concetto di ereditarietà quando, descrivendo le dinamiche tra la nonna Inger e sua figlia Annette (a sua volta mamma di Sara), viene descritta la rabbia della donna e il magone della figlia come fatti della stessa sostanza.

“È nelle ripetizioni di certe azioni, di certe espressioni, di simili reazioni e circostanze che quel segreto sembra parlare. Sembra sentire il ritornello della madre abusante che ripete il copione della propria infanzia abusata. Sembra il canto delle bambine che diventano loro malgrado le prossime carnefici “

“Dunque sono i maltrattamenti negati ad essere spesso riprodotti nella generazione successiva.”

Cosa rende il Magone ereditario?

Il motivo principale che rende il magone ereditario risiede nell’incapacità di accettarlo e affrontarlo, per paura di comprenderne la sua origine.

La paura di vedere davvero cosa è accaduto spinge spesso le persone a prendere le distanze, a negare il passato perché troppo doloroso.

Ci si trova così a mettere in atto dei meccanismi di difesa che se da una parte, in certi momenti della vita, permettono di sopravvivere a sensazioni spiacevoli, dall’altra, se protratti nel tempo, regalano la vana illusione di una maggiore stato di benessere alimentando invece in modo subdolo lo stato di malessere.

Nelle giovani donne prima e nelle donne adulte poi, come si può vedere tra le pagine di MOR, emerge, con diverse modalità, il tentativo di mettere a tacere IL MAGONE.

Lo si vede nella piccola Annette che per sopravvivere al buio abisso dove spesso precipita e da cui emerge il suo magone più temuto, viaggia spesso con la fantasia, per scappare da quelle sensazioni tanto brutte quanto paurose, per trovare un appiglio che la sua mamma non le riesce a dare.

O ancora un’Annette che sviluppa nel tempo il poter dell’iper-controllo, impara a rimane in allerta per essere pronta al peggio con l’illusione di poter così controllare la catastrofe che potrebbe travolgerla, ma in quel controllo che le da l’illusione di vivere c’è solo l’attesa dell’amore della mamma che non arriverà.

“Mai confondere l’amore con la sua attesa “

È la stessa Annette che da adulta, non riuscendo a mettersi in dialogo con quel magone che più volte si è presentato a lei, continua a scappare poiché nulla può placare quel senso di smarrimento.

“Un amore poteva guarire l’origine delle cose? Potevo non portare con me i momenti brutti del passato? Potevo rinascere anche io con la nascita del bambino?” (Annette)

Annette spera che l’amore di un uomo la possa guarire o che la gioia per un figlio in arrivo possa colmare quel famelico magone. Nulla sembra funzionare quindi scappa, fugge, mille traslochi caratterizzeranno la sua vita e quella della piccola Sara, sua figlia.

Eppure, quel magone non si mette a tacere facilmente o meglio ci da l’illusione di essere stato messo da parte ma lui è li, insistente e vorace, che agisce subdolamente alimentando sentimenti di inettitudine, frustrazione e forte rabbia e innescando un circolo vizioso tale per cui l’adulto si attiva spinto dal disperato bisogno di metterlo a tacere.

Testimoni omertosi

Un altro aspetto che può contribuire all’ereditarietà del Magone, impedendo alla persona di mettersi in dialogo con lui è l’ambiente esterno.

Spesso, infatti, le persone che sono accanto a noi fingono di non vedere oppure non vogliono credere nelle confidenze che vengono loro fatte per salvare l’immagine della famiglia o semplicemente per non lasciarsi coinvolgere.

Questa sfiducia in chi racconta o il mancato intervento di chi assiste possono confondere le vittime. I loro vissuti vengono normalizzati oppure vengono interpretati come causati dal loro modo di essere o di agire perché non viene riconosciuta la gravità di essi da parte di chi è vicino.

In MOR questo ruolo è stato rivestito dai padri, padri poco presenti che hanno finto di non vedere la catena di maltrattamenti che ha travolto questa famiglia.

“Dov’erano tutti questi padri, mariti e nonni mentre succedevano le cose? Possibile che il loro senso di colpa per le loro mancanze sia stato più forte del desiderio di riparare e di essere di aiuto ai propri figli?”

MOR e il Magone: ascoltiamo la sua storia… accettiamo la nostra storia

Ma se decidessimo di lasciarlo parlare cosa vorrebbe davvero dirci quel Magone?

Vorrebbe parlarci della sua origine, dirci da dove è nato, che trauma porta con sé.

E una volta saputo ciò, come ci si potrebbe liberare da quel senso di vuoto?

Dovremmo accettare la storia che ci racconta, la nostra storia, prendendo atto delle mancanze che ci sono state ma anche delle risorse che abbiamo dimostrato di avere per farne fronte.

E poi dovremmo prendere per mano quella piccola bambina che si è sentita tanto sola, sbagliata, non voluta e sanare noi stessi quelle ferite in modo che non facciano più così male. La cicatrice resterà, il passato non si potrà cancellare ma si può diminuire il senso di dolore che quei vuoti ci lasciano e placare il magone che ci assale. Riuscire a fare questo è un atto di amore autentico verso di sé ed è solo questo che ci può davvero salvare.

“Sono tornata ancora una volta nel posto dei segreti ci sono tornata con una compagna di viaggio, incontrata in un ricordo emerso all’improvviso. Si chiama Sara ha 7 anni e viaggia nel tempo.” (Sara)

Un viaggio intenso, profondono, doloroso, pieno di intrecci ma infondo così lineare, quello raccontato da Sara in MOR.

Un viaggio in cui si vede come il Magone abbia preso il sopravvento nonostante l’illusione, di ciascuna donna, di averlo messo a tacere. Un viaggio tra le madri per le sue madri.

Un viaggio che insegna il potere di guardare la realtà, di esprimere i propri vissuti, le proprie emozioni. Un viaggio che ha permesso a Sara di fare i conti con quel vuoto, con le urla subite e con il profondo senso di solitudine che tra le pieghe del suo libro è riuscita a far parlare, regalandosi il prezioso dono di interrompere quella catena tanto distruttiva.

Ora è pronta a riscrivere una nuova storia, la sua, senza rinnegare un passato che la resa quello che è.


Tirocinante post Laurea presso Dipendiamo – Centro per la cura delle New Addiction. Ho conseguito la Laurea Magistrale in Psicologia Clinica all’Università degli Studi di Bergamo. Durante la mia formazione ho avuto diverse esperienze lavorative, tra le più significative quella di Mentor in un progetto dell’Università degli Studi Padova (Mentor-UP) nel quale avevo il ruolo di accompagnare ragazzi con difficoltà relazionali o provenienti da un ambiente famigliare svantaggiato e quella di educatrice presso una comunità mamma bambino.


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